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A scrivere la celebre poesia “Il corvo” (The Raven), apparsa il 29 gennaio 1845 sulla rivista «The Evening Mirror», fu Edgar Allan Poe, anche se del componimento non è pervenuto il manoscritto. Attorno al capolavoro poetico hanno iniziato a circolare storie e ricordi di gente che affermava di esser stata l’ispirazione per questa poesia, ma si sono rivelati tutti inaffidabili.
Poe stesso ha fornito informazioni contraddittorie, ora sostenendo che la composizione della poesia gli avesse richiesto 10 anni, ora che fu il parto di una sola febbrile notte di lavoro. Lo stesso saggio “La filosofia della composizione” è considerato dagli studiosi un misto di verità e atteggiamenti stravaganti e in parte perfino come una bufala.
Tuttavia, oltre alle false ispirazioni, dopo la morte di Poe nacque una serie di “falsi plagi”: più poeti affermarono che Poe avesse copiato “Il corvo” – soprattutto nella metrica – dalle loro poesie.
La metrica della poesia “Il corvo”
È opinione comune di molti studiosi che Poe abbia preso la metrica de “Il corvo” dalla poesia “Lady Geraldine’s Courtship” della poetessa inglese Elizabeth Barrett Browning (Kelloe, County Durham, Inghilterra, 6 marzo 1806 – Firenze, 29 giugno 1861), contenuta nel volume The Drama of Exile and Other Poems, pubblicato nel 1844 e recensito da Poe sul «Broadway Journal» l’11 gennaio 1845.
Nella sua recensione Poe scrisse:
Con l’eccezione di “Locksley Hall” di Tennyson, non abbiamo mai letto una poesia che combinasse così tanta violenta passione con altrettanta più eterea immaginazione, come “Lady Geraldine’s Courtship” di Miss Barrett. Dobbiamo però ammettere che quest’ultima opera è una ben palese imitazione della prima, che la supera nella trama o meglio nella tesi, quanto le è inferiore nel controllo artistico e in una certa calma, brillante e indomabile energia – come potremmo immaginare in un ampio fiume d’oro fuso.
Quando Poe pubblicò The Raven and Other Poems nel 1845, scrisse nella dedica all’opera:
“Alla più nobile del suo sesso, all’autrice di “The Drama of Exile” – Alla signorina Elizabeth Barrett Barrett, dell’Inghilterra, dedico questo volume, con la più appassionata ammirazione e con la più sincera stima.
Dedica che rafforzò l’idea del debito di Poe nei confronti della poesia “Lady Geraldine’s Courtship” per la metrica de “Il corvo”.
Uno dei versi della poesia fu usato come una sorta di ritornello: Ever, evermore the while in a slow silence she kept smiling. La poesia si compone di 92 stanze e 11 di conclusione, ma quell’Ever, evermore è presente soltanto quattro volte.
Storia del plagio del 1850: Thomas Holley Chivers
A partire dal 1850 nacque la prima delle controversie sulla paternità della poesia “Il corvo”. Il protagonista è Thomas Holley Chivers (Washington, Wilkes County, Georgia, 18 ottobre 1809 – Decatur, DeKalb County, Georgia, 18 dicembre 1858), scrittore, poeta e sperimentatore americano.
Poe e Chivers iniziarono la corrispondenza nel 1840, quando Poe inviò a Chivers il prospetto della sua rivista «Penn Magazine», che voleva pubblicare a Filadelfia. Poe definì Chivers “allo stesso tempo uno dei migliori e uno dei peggiori poeti d’America”.
A queste parole seguirono delle lettere da parte di Chivers. Dopo essersi chiariti, i due poeti iniziarono a scriversi, condividendo opinioni e convinzioni e avviando quindi una forte amicizia. Alla morte di Poe, Chivers ne scrisse una biografia (Life of Poe, Dutton, 1852) e rimase un suo sostenitore. Almeno fino al 1850, quando fece circolare la voce del plagio della poesia “Il corvo”.
Chivers pretese di possedere in esclusiva certi ritornelli antichi quanto la Poesia stessa e affermò che Poe glieli avesse “rubati”. Si riferiva al ritmo della sua poesia “Allegra Florence in Heaven” del 1842, dedicata alla defunta figlia Allegra.
Gli studiosi non gli credettero mai, e più Chivers provava a convincerli, meno veniva creduto. Perché dal 1845 che Poe pubblicò “The Raven” soltanto cinque anni dopo Chivers tirò fuori la storia del plagio? E soprattutto perché dopo la morte di Poe?
Scarica il confronto fra “To Allegra Florence in Heaven” e “The Raven”.
Storia del plagio del 1895: Henry Beck Hirst
Nella rubrica “Literary Chat” (Chiacchiere letterarie) apparsa sul numero 4 della rivista «Munsey’s Magazine» del luglio 1895 si legge in un anonimo trafiletto:
Un gentiluomo di Filadelfia, che forse avrebbe trovato di meglio da fare, ha raccolto una grande quantità di prove che dimostrerebbero che Henry Beck Hirst era l’autore de “Il corvo”, invece di Edgar Allan Poe.
I due uomini erano amici finché non si separarono a causa di una lite su un libro che la suocera di Poe aveva venduto a un commerciante di libri di seconda mano. Hirst dichiarava sempre di aver scritto lui la poesia, e ne mostrava una copia manoscritta redatta di suo pugno con alcune correzioni di Poe. È stata pubblicata in forma anonima, poche settimane dopo la rottura della vecchia amicizia. Hirst aveva scritto diverse poesie sugli uccelli, essendo un ornitologo, cosa che Poe non era, e avendo piena dimestichezza con i loro caratteri e le loro abitudini. Alcuni anni prima della comparsa de “Il corvo”, Hirst pubblicò alcuni versi intitolati “The Unseen River” simili alla poesia successiva.
Chi sfrutta le affermazioni del signor Hirst ci ricorda anche che Poe ha sempre dichiarato che “Il corvo” non aveva alcun significato, che era semplicemente suono senza senso.
Henry Beck Hirst (Filadelfia, 23 agosto 1813 – Filadelfia, 30 marzo 1874) fu un avvocato, scrittore e poeta americano, che un tempo gestiva un negozio di uccelli esotici e possedeva un corvo domestico. Hirst ha contribuito con poesie al «Southern Literary Messenger», al «Broadway Journal» e ad altri periodici.
La poesia “The Unseen River” apparve sul volume The Coming of the Mammoth, and Other Poems, pubblicato da Phillips & Sampson di Boston nel 1845 e recensito da Poe sul «Broadway Journal» del 12 luglio dello stesso anno.
Riguardo alla poesia “The Unseen River” Poe scrisse:
“The Unseen River” è musicale, ma ha il difetto di essere interpretata in modo imperfetto. Poche persone capiranno che presso il fiume, sempre udito ma mai visto, finché il viaggiatore non viene sopraffatto dalla morte, è intenzione del poeta simboleggiare la Felicità. Citiamo una bella strofa il cui insieme è molto poetico (nel senso migliore) e il cui verso conclusivo è un esempio di squisita versificazione.
From the valley, – from a river, –
Which, with many a silver quiver,
Through the landscape stole in light; –
From the bushes, shrubs and blossoms,–
Flowers unfolding fragrant bosoms,–
Curled the shadows out of sight;
Fading, like a ghost, in air. And ever the river rippled bright.
Scarica il confronto fra “The Unseen River” e “The Raven”.
Storia del plagio del 1901: Leo Penzoni
Chi era Leo Penzoni?
Probabilmente non è mai esistito un Leo Penzoni. Ma cominciamo dall’inizio.
Quando il colonnello John Alexander Joyce (Shraugh, Irlanda, 4 luglio 1842 – Washington, 19 gennaio 1915), veterano della guerra civile americana e ben conosciuto autore, ha pubblicato la biografia Edgar Allan Poe, nel 1901, sostenne di avere notizie sulla vita di Poe non reperibili in nessun’altra biografia. Infatti il libro contiene una sensazionale scoperta.
L’ultimo capitolo, il XXIV, è intitolato “Penzoni and Poe — ʻThe Parrotʼ”. Così inizia quel capitolo:
Nella primavera del 1878, durante il mio “investimento” a Wall Street, conobbi il signor Leo Penzoni, un artista italiano itinerante. Dipinse dal nudo e cantò anche nell’opera, essendo un fine linguista, parlando correntemente italiano, spagnolo, francese, tedesco e inglese. Penzoni aveva circa trentacinque anni, era alto un metro e ottanta, aveva occhi e capelli neri, naso romano, portava un cappello a tesa larga, da tipico cavaliere, capace non solo di “dipingere” il nudo, ma anche la città, negli istanti di mezzanotte, con i colori essenziali. Penzoni andava alla deriva per il mondo sull’oceano della vita, come una procellaria in tempesta, facendo capolino periodicamente a New York, Londra, Parigi e Milano, la sua città natale.
[…]
Penzoni mi rise apertamente in faccia una sera alla Sturtevant House […] e subito disse che “Il corvo” era stato rubato quasi integralmente da una poesia intitolata “Il pappagallo”, scritta da suo nonno per il «Giornale dell’Arte» di Milano nell’anno 1809.
Joyce scrisse di aver ricevuto da Penzoni, quattro mesi più tardi, una lettera con la poesia, «quasi dimenticata» in uno scomparto del suo baule. Nel libro Joyce non riprodusse il manoscritto autografo di Penzoni, ma un «fac simile della sua calligrafia, proprio come l’ha vista per la prima volta alla Sturtevant House».
La presunta lettera, che Joyce riportò nella biografia di Poe, recitava:
New York, 4 luglio 1878.
Mio caro Colonnello: come richiesto invio una traduzione letterale de “Il pappagallo”, una poesia scritta da mio nonno nel 1809, per il Giornale dell’Arte, Milano, Italia. Egli era un incisore e scrittore per il giornale.
“Il corvo”, di Poe, fu presa quasi integralmente da “Il pappagallo”.
Chi è il plagiatore?
Il tuo amico,
Leo Penzoni.
Col. John A. Joyce,
Sturtevant House.
Joyce sostenne che esisteva «certamente una somiglianza molto marcata tra “Il corvo” e “Il pappagallo”, e l’una potrebbe essere presa direttamente dall’altra con pochissime modifiche. Se Penzoni o Poe abbiano composto l’originale non sta a me dirlo».
Qualsiasi ricerca per trovare la rivista di Milano e Leo Penzoni non ha portato a nulla.
Joyce si era dato da fare per promuovere la sua biografia di Poe: il 18 aprile 1901, sul «Gloucester County Democrat», apparve un articolo dal titolo “Sweet in Revenge”, annunciando che il colonnello Joyce «stava covando una biografia di quel raro genio, Edgar Allan Poe» in cui, tra l’altro, dimostrava come Poe avesse rubato “Il corvo” «a un italiano il cui nome non viene divulgato».
Scarica il confronto fra “The Parrot” e “The Raven”.
“Il corvo” e i falsi plagi
Quali considerazioni possiamo trarre da queste storie?
Thomas Holley Chivers ha atteso che Poe morisse prima di denunciare il presunto plagio della sua poesia “To Allegra Florence in Heaven”.
Henry Beck Hirst non parlò del plagio della sua poesia “The Unseen River”, ma, a quanto pare, la notizia è stata diffusa da un non identificato “gentiluomo di Filadelfia”.
Fu anzi Poe ad “accusare” Hirst di plagio: «Non mi oppongo al fatto che rubi i miei versi; ma mi oppongo al fatto che li abbia rubati con una cattiva grammatica», come si legge in Edgar Allan Poe, “Henry B. Hirst”, The Works of the Late Edgar Allan Poe — Vol III: Literati &c., a cura di Rufus Wilmot Griswold, 1850.
Nessuna ricerca del misterioso personaggio Leo Penzoni né del non nominato nonno, né tantomeno della rivista artistica di Milano ha portato esisto positivo.
Se davvero fosse esistito un pittore e cantante lirico di nome Leo Penzoni, se ne sarebbe certamente trovata traccia. Resta dunque da pensare che sia stato un espediente usato dal colonnello Joyce per attirare l’attenzione sulla sua biografia.
Fonti
- “Henry Beck Hirst”, Edgar Allan Poe Society of Baltimore
- Henry Beck Hirst, The Coming of the Mammoth, and Other Poems, Phillips & Sampson, Boston 1845
- Henry B. Hirst (?), “Poe’s Last Poem,” «Philadelphia Saturday Courier», 22 gennaio 1848
- «Munsey’s Magazine», Volume 13, 1895
- “Linking Fancy Unto Fancy: More “Raven” Lore”, 20 settembre 2010
- Sophia Malikyar, “Dr. Thomas Holley Chivers- Edgar Allan Poe’s Rival or Friend?”, DeKalb History Center, 10 aprile 2018
- John Alexander Joyce, Edgar Allan Poe, F. Tennyson Neely Co., New York, Londra, 1901
- Charles W. Kent (notes) Robert A. Stewart (variants) (ed. J. A. Harrison), “Notes to The Raven”, The Complete Works of Edgar Allan Poe – Vol. VII: Poems (1902)
- “John Joyce, Author, is dead”, University Missourian, 19 gennaio 1915, Chronicling America: Historic American Newspapers. Lib. of Congress
- “Col. John A. Joyce, Sodlier, Poet, Dead”, «University Missourian», 19 gennaio 1915, Chronicling America: Historic American Newspapers. Lib. of Congress
- “Sweet in Revenge”, «Gloucester County Democrat», 18 aprile 1901, Chronicling America: Historic American Newspapers. Lib. of Congress
- “ʻThe Ravem Stolen?ʼ”, «Democrat and Chronicle», 27 luglio 1901, Newspapers.com™
- “Books and Author”, «The New York Times», 27 aprile 1901, Newspapers.com™
- “Thomas Holley Chivers”, Find a Grave
- “Henry Beck Hirst”, Find a Grave
- “Elizabeth Barrett Browning”, Find a Grave
- Edgar Allan Poe, “Henry B. Hirst”, The Works of the Late Edgar Allan Poe — Vol III: Literati &c., a cura di Rufus Wilmot Griswold, 1850, p. 212, Edgar Allan Poe Society of Baltimore
- Edgar Allan Poe (ed. T.O. Mabbott), “The Raven”, The Collected Works of Edgar Allan Poe — Vol. I: Poems (1969), pp. 355-357, Edgar Allan Poe Society of Baltimore
- Edgar Allan Poe (ed. J.A. Harrison), “Review of The Drama of Exile and Other Poems”, The Complete Works of Edgar Allan Poe — Vol. XII: Literary Criticism – part 04 (1902), Edgar Allan Poe Society of Baltimore
- Edgar Allan Poe, The Raven and Other Poems (1845), Edgar Allan Poe Society of Baltimore
- Elizabeth Barrett Browning, “Lady Geraldine’s Courtship”, AmericanLiterature.com
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