Indice degli argomenti
Sul periodico «Rivista Europea» del 1° maggio 1878 venne pubblicato il lungo articolo “Edgar Poe e il suo carteggio inedito”, a firma di un ignoto X.Y.Z.
La traduzione italiana faceva riferimento al testo di John Henry Ingram1 “Unpublished Correspondence by Edgar A. Poe” apparso sulla rivista letteraria «Appleton’s Journal» del maggio dello stesso anno.
La pubblicazione italiana avvenne quindi in contemporanea con quella americana. Il redattore, infatti, tenne a dire che «Egli [Ingram] ci è stato tanto cortese da comunicarci le prove di stampa di questo carteggio».
Il carteggio Ingram
Il carteggio pubblicato da Ingram – che non contiene soltanto le lettere scritte da Poe – è suddiviso in 3 parti, poiché si concentra sui rapporti che Poe ebbe «con tre donne dotate di eletta mente»2:
- Marie Louise Shew
- Annie Locke Richmond
- Sarah Elmira Shelton
Tuttavia, della Shelton non sono presenti lettere, ma soltanto sue testimonianze sulla conoscenza di Poe.
“Edgar Poe e il suo carteggio inedito” – e quindi l’originale “Unpublished Correspondence by Edgar A. Poe” – rappresenta un primo tentativo di mostrare al pubblico scorci di vita privata – tali sono le lettere – di Poe e dei suoi familiari e conoscenti.
Si dovrà attendere il 1902 per avere un corpus più nutrito dell’epistolario di Poe, grazie a James. A. Harrison che pubblicò The Complete Works of Edgar Allan Poe (New York: T.Y. Crowell, le lettere erano nel volume 17).
Edgar Poe e il suo carteggio inedito
12 giugno 1846 – Lettera a Virginia
Cuor mio, mia cara Virginia,
Nostra madre ti spiegherà il perché sto lungi da te per questa notte. Confido che il convegno promessomi sia per resultare di qualche vantaggio sostanziale per me – pel tuo bene, a me sì caro, e per quello di nostra madre. – Fatti animo e sii speranzosa: abbi fiducia ancora per un poco. Senza di te, mia moglie adorata, avrei perduto il coraggio dopo l’ultima disillusione patita. Tu sei oggimai il maggiore, anzi l’unico mio stimolo a battagliare con questa sgradita, spiacevole ed ingrata esistenza.
Sarò teco domani, nel pomeriggio, e sii certa che sino a quando non abbia il bene di rivederti terrò a mente con amore le ultime tue parole e la tua fervorosa preghiera!
Dormi bene e voglia Dio concederti una quieta estate col tuo affezionato Edgar.
Fordham, 29 gennaio 1847 – Lettera a Marie Louise Shew
Ottima e carissima amica,
La povera mia Virginia vive sempre, comunque vada consumandosi rapidamente e adesso soffra di molto. Possa Dio accordarle tanto di vita ch’essa abbia il piacere di rivedervi e di ringraziarvi ancora una volta!… Il suo seno trabocca, come il mio, d’una immensa inesprimibile gratitudine verso di voi. Ove essa non possa più rivedervi, mi prega di dirvi che v’invia i suoi più caldi baci d’amore e che morrà benedicendovi.
Ma venite, oh venite domani!… Sì… sarò tranquillo… sarò tutto quello che voi così nobilmente desiderate ch’io sia. Mia madre pure vi manda i suoi ringraziamenti e le sue più calle espressioni d’amore. Mi incarica di pregarvi di fare in modo, possibilmente, di sistemare le vostre faccende in guisa da rimanere con noi domenica notte. Accludo l’ordine pel direttore postale.
Dio vi benedica e a rivedervi.
Edgar A. Poe.
Maggio 1847 – Lettera a Marie Louise Shew
Mia cara amica Luisa,
Da mesi e mesi nulla mi ha procurato tanto piacere quanto il vostro biglietto d’iersera. Ho dovuto stare intento per tutta la giornata in un lavoro che avevo promesso, altrimenti vi avrei risposto immediatamente, come desiderava di cuore. Spero sinceramente che non vi toglierete dalla mia vista prima ch’io vi abbia potuto ringraziare. Quanto siete gentile per avermi permesso di farvi questo lieve servigio, in cambio del grande debito che ho con voi… Luisa, la più disinteressata creatura fra quante mi hanno mai amato!… Avrò tanto piacere nel pensare a voi ed ai vostri in quella sala di musica e in quella biblioteca. Luisa: voi avete grandissimo gusto in queste faccende e spero di andarvi a genio negli acquisti che farò per voi. Durante la mia prima visita a casa vostra dopo la morte della mia Virginia, osservai con molto piacere la grande pittura che resta sul pianoforte e la quale è davvero un capolavoro. Notai la grandezza di tutti i vostri quadri, i disegni del tappeto nel salotto, il bell’effetto delle gelosie alle finestre, il cremisi e l’oro… Ero incantato di vedere l’arpa e il pianoforte scoperti… I dipinti di Raffaello e il Cavaliere… non dimenticherò mai la loro beltà e morbidezza… La chitarra col nastro verde, il leggio della musica, i vasi antichi… Stupii che una giovane paesanella3 come voi siete avesse tanto sviluppato il gusto classico e sapesse circondarsi in quel modo… Compiacetevi di presentare i miei rispetti a vostro zio, e ditegli che sono ai suoi ordini in qualunque giorno di questa settimana. Aspetto che egli m’indichi l’ora e il luogo ove trovarci.
Il vostro sincero
Edgar A. Poe.
Fordham, 17 gennaio 1848 – Lettera a Henry Dwight Chapin
Caro Signore,
La signora Shew mi disse, or non è molto tempo, che forse avreste potuto prestarmi il vostro appoggio nel mio sforzo per ripresentarmi nel mondo letterario, e adesso mi arrischio a impetrare l’amicizia vostra. L’ultima volta ch’io vi parlai, vi feci parola del mio progetto di andare a trovare il signor Neal a Portland e costà, colla sua influenza, organizzare una Lettura – i cui profitti potessero abilitarmi a fare i primi passi per fondare il giornale letterario da me progettato, – vale a dire, intascare forse un centinaio di dollari, vale a dire che mi avrebbe dato i mezzi necessarii per intraprendere il mio giro. Ma dopo quella nostra conversazione ho pensato che avrei fatto meglio ad interessare i miei amici di questa città di Nuova York e incominciare dal dare una Lettura alla Society Library. Con tale oggetto in mira, potrei io pregarvi di procurarmi l’uso della Sala di Lettura? La difficoltà per me si è che l’affitto della sala viene richiesto anticipatamente ed io non ho danari. Credo che il prezzo sia di 15 dollari. Suppongo che, senza troppo lusingarmi, possa fare assegnamento sopra un uditorio di tre o quattrocento persone; anche se i presenti fossero trecento, avrei agio di poter procedere nei miei progetti.
Se foste cosi cortese da concedermi l’aiuto richiesto, gradirei affittare la sala pel primo giovedì di febbraio.
Il vostro obbligatissimo
Edgar A. Poe.
Vi sono profondamente obbligato pel biglietto d’introduzione che mi faceste pel colonnello Webb. Finora non ho trovato l’occasione per presentarglielo, e penso che sia meglio lo aspettare a quando gli parlerò a proposito della Lettura.
Giovedì, 30 marzo [1848] – Lettera a Marie Louise Shew
Carissima Luisa,
Vedete ch’io non sono ancora partito per Richmond come mi proponevo. Sono stato trattenuto da varie faccende inattese e di molta importanza che vi spiegherò appena avrò il bene di vedervi. Quale è la ragione per cui non siete andata fuori? Credo che la sola ragione si è che voi sospettavate essere io veramente ansioso di vedervi.
Quando vedrete il signore H. vi pregherei a dirgli che mi farebbe estremo favore a farmi una visita a Fordham domenica prossima. Ho da comunicargli qualche cosa della massima importanza e intorno a cui mi è d’uopo consultarlo. Dovreste impegnarlo a venire… e venire con lui per mostrargli la strada.
Il vostro sincero
Edgar A. Poe.
Giugno 1848 – Lettera a Marie Louise Shew
Può mai esser vero, Luisa, che vi siate prefissa in mente di lasciar derelitto il vostro sfortunato amico e paziente? Voi non me lo avete detto, lo so, ma per mesi e mesi mi sono avvisto che mi abbandonavate, forse non volontariamente, ma non perciò meno sicuramente… È il mio destino!… N’ebbi sentore da mesi, ripeto!… Oh mio buon angelo! oh mio cuore leale!… Può mai avvenir ciò dopo tutti i benefizii e le benedizioni che mi avete tanto generosamente impartito? È mai possibile che anco4 la vostra amicizia per me svanisca, come è svanito tutto quanto ama o desidera la mia anima irrequieta e perduta? Ho letto più e più volte la vostra lettera e non mi par possibile che voi l’abbiate scritta nella pienezza della vostra mente (Sono certo, che non lo faceste senza lacrime d’angoscia e di rincrescimento). È mai possibile che la vostra influenza sia perduta a mio pro? Le indoli tenere e sincere come la vostra sono leali fino alla morte; ma voi non siete morta: siete piena di vita e di bellezza!… Luisa: voi veniste a…5 nella vostra veste bianca ondeggiante…: «Buon giorno, Edgar!» Nei vostri modi spicci v’era una specie di affettata freddezza e il vostro atteggiamento, quando apriste l’uscio di cucina per andare a trovar Muddie6 è l’ultima ricordanza che ho di voi. Nel vostro sorriso v’era amore, speranza e dolore, anziché amore, speranza e coraggio come v’era sempre per lo innanzi. Oh Luisa! Quanti dispiaceri sono dinanzi a voi!… La vostra natura ingenua e simpatica sarà costantemente ferito nei suoi contatti col mondo sociale vuoto e senza cuore. E in quanto a me, ahimè! se un amor di donna vero, tenero, puro non mi salva durerò fatica a vivere ancora un anno! In pochi mesi vedrete quanto le mie forze, fisiche e morali, potranno sostenermi in vita quaggiù. Come posso credere alla Provvidenza se voi mi guardate freddamente? Non siete stata voi che avete risuscitato in me le mie speranze, la mia fede in Dio… e nell’umanità? Luisa: udii la vostra voce quando vi allontanaste da me… e la sento tuttora… La sento dire con un singulto: «Cara Muddie!…» Vi sentii carezzare la mia Caterina7, ma ciò fu soltanto in rimembranza… Nulla sfuggì al mio orecchio ed ero convinto che non potevate esser voi, proprio voi che ripetevate parole così estranee alla vostra indole, al tenero vostro cuore!
Odo il vostro singulto, sveltovi dal sentimento del dovere dirigendovi a mia madre, e odo sempre la sua risposta: «Sì, lui… sì!…»
Perché distogliere l’animo vostro dal vero suo ufficio a pro dei derelitti per volgerli al mondo sociale miserabile e ingrato?… Sentii soffermare i palpiti del mio cuore e mi parve di dover morire allora dinanzi ai vostri occhi. Luisa… sta bene!… sta bene!… Volgeste insù i vostri cari e belli occhi… una lacrima vi stava sospesa… Apriste la finestra e mi parlaste della bevanda che mi avevate portato per la mia gola ammalata. I vostri istinti sono per me migliori delle ragioni d’un uomo forte… Spero che sieno tali anche per voi!… Luisa!… sento che non riuscirò a persuadervi… un’ombra è digià caduta sull’anima vostra e si è riflettuta nei vostri occhi. È troppo tardi… Voi vi dileguate colla crudele marea!… Non è per me una prova leggiera… è un terribile cimento a cui sono sottoposto. Anime rare come la vostra abbelliscono così grandemente questa misera terra!… La mondano di quanto havvi8 in essa di ributtante e di sordido… Fanno brillare talmente anche le sue cure e le sue pene, che riesce duro, duro molto il perderne la vista anche per breve tempo… Se io vi scrissi mai cosa che abbia potuto offendervi, dovete sapere ed andar sicura del mio rincrescimento e del mio dolore. Il mio cuore non vi ha mai offesa. Io vi colloco nella mia estimazione, solennemente, accanto all’amica della mia fanciullezza, alla madre del mio compagno di scuola, di cui vi ho parlato e che ho dipinto nel mio poema… come la più sincera, la più tenera anima di donna in questo mondo, e d’un angelo nella mia deserta e buia natura. Per amor vostro non ripeterò «per la mia anima perduta.» Mi sforzerò a superare il mio dolore in grazia delle cure disinteressate da voi prodigatemi per lo passato, e in vita e in morte sono e sarò sempre il vostro riconoscente e devoto.
Edgar Allan Poe.
Fordham, 16 nov. 1848 – Lettera a Annie Locke Richmond
Ah, Annie, Annie!… mia Annie!… Quali crudeli pensieri debbono aver torturato il vostro cuore durante li ultimi terribili quindici giorni in cui non avete avuto alcuna mia nuova… neppure una breve parola per dirvi ch’io viveva ancora e che vi amava sempre!… ché, Annie, so che voi sentite troppo profondamente la natura dell’amor mio verso di voi per dubitarne anco per un momento… e questo riflesso mi ha confortato negli amari miei spasimi. Potrei sopportare che vi poteste immaginare qualunque peggiore ipotesi, all’infuori d’una: cioè che l’anima mia non sia sincera né risponda alla vostra. Perché non mi è dato esser con voi, per potermi assidere al vostro fianco, stringendo la vostra mano nella mia e guardando fisso e profondamente nell’azzurro cielo dei vostri occhi, diguisaché9 le parole che ora mi è dato solo di versare sulla carta, potessero scendere nel cuore e farvi capire quello ch’io vorrei dirvi!… Ma, oh mia dolce sorella Annie, mio puro e bell’angiolo… Come, come mai posso spiegarvi l’amara, amarissima angoscia che mi ha torturato dacché vi ho lasciata?… Voi vedeste, voi sentiste l’agonia del dolore con cui vi dissi addio. Vi rammentate la mia espressione di tristezza: d’una terribile previsione di guai. In verità, in verità mi pareva che la morte in quel momento mi si accostasse e ch’io fossi avvolto in quell’ombra funerea che lo circondò. – Dissi a me stesso: – È l’ultima volta, finché non ci rivediamo in cielo! «Nulla mi rammento distintamente di quanto mi accadde finché mi trovai in Providence. Mi posi in letto e piansi, piansi per tutta una lunghissima, orribile notte di disperazione…. Quando fu giorno, mi alzai e mi sforzai di calmare la mente con una rapida passeggiata all’aria fredda e pungente del mattino. Ma tutto riuscì inutile. Il demonio mi tormentava sempre. Alla fine, mi procurai due once di laudano e senza tornarmene alla locanda presi la via per tornare a Boston. Appena giunto, vi scrissi una lettera in cui aprivo a voi tutto il mio cuore… a voi… Vi narravo come le mie lotte fossero maggiori di quanto mi riuscisse possibile il sopportare… Poi vi rammentavo la santa promessa che fu l’ultima ch’io volli da voi nel partire… la promessa cioè che, in qualunque circostanza, verreste presso di me al mio letto di morte. Allora v’implorava di venire, mentovandovi10 il luogo ove mi avreste trovato in Boston. Dopo avere scritto la lettera, inghiottii circa la metà del laudano e corsi all’uffizio postale, coll’intenzione di non prendere il resto del laudano finché non vi avessi veduta, giacché non ho il menomo dubbio che Annie non volesse mantenere la sua sacra promessa. Ma non avevo ben calcolato la forza del laudano, giacché prima ch’io giungessi alla posta, avevo del tutto smarrito la ragione e non potei impostare la lettera. Lasciate ch’io tralasci, adorata mia sorella, le orride cose che susseguirono. Capitò un amico, il quale mi ajutò e mi salvò (se ciò può chiamarsi salvare) ma solo da tre giorni mi è riuscito possibile il rammentarmi quanto era occorso in quello spaventevole intervallo. A quanto pare, dopo che il laudano venne rigettato dallo stomaco, diventai tranquillo e apparentemente sano, diguisaché mi fu permesso di tornare a Providence.
[…]11
Io non chiedo molto, dolce sorella Annie… Mia madre ed io vorremmo affittare un piccolo cottage a…12 piccolissimo, umilissimo, di certo!… Sarei lontano dal tumulto del mondo, dall’ambizione che disprezzo. – Lavorerei giorno e notte e, industriandomi un poco, farei tante cose. Annie! Sarebbe un paradiso, superiore alle mie più sfrenate speranze… Potrei vedere qualcuno della vostra amata famiglia ogni giorno, e voi spesso… Tali prospettive non toccano l’intimo vostro cuore?… Adesso sono a casa colla cara madre mia che si sforza di confortarmi, ma le sole parole che mi leniscono sono quelle con cui mi parla d’Annie. Mi dice d’avervi scritto, pregandovi di venire a Fordham. Ah, Annie: non è dunque possibile?… Sto tanto male, disperatamente male, tanto nel morale che nel fisico che sento di non poter vivere, ammenoché non mi sia dato sentire la vostra dolce, gentile, affettuosa mano sulla mia fronte. Oh, mia pura, virtuosa, generosa, bella, bellissima sorella Annie!… Non vi sarebbe possibile di venir qui, al meno per una breve settimana… finché non mi riesca di vincere questa orribile agitazione che, se continuasse, distruggerebbe la mia vita o mi farebbe diventare disperatamente matto?… Addio… qui e dovunque, per sempre, il vostro
Eddy.
(Lettera di Maria Clemm a Annie, stesso giorno della precedente, inviata insieme alla lettera di Poe).
Mia cara Annie.
Dio ha udito la mia preghiera e mi ha restituito ancora una volta il mio povero e amato Eddy. Ma come è cambiato!… Stentai a riconoscerlo… Ero quasi fuori di me per non aver più nuove di lui. Sentivo che doveva essere accaduto qualche cosa d’orribile… E come ci è mancato poco ch’io non l’abbia perduto!… Ma Iddio pietoso l’ha salvato. Mi sento gelare il sangue quando ci penso. Ho letto la lettera che vi ha scritto, e gli ho detto che era un egoismo per parte sua il desiderare che veniste da noi, giacché so bene, amata mia, che non sarebbe conveniente… Eddy mi ha raccontato quanto siete stata buona e gentile con lui. Dio vi benedica per quanto faceste, mia carissima! Vi prego di scrivere spesso. Ha delirato tutta la notte per voi, ma adesso è più tranquillo. Io pure sono assai ammalata, ma faccio e farò quanto posso per confortarlo e tenerlo di buon animo. Come fui afflitta per voi, carissima, quando lessi li orridi ragguagli della morte del vostro povero cugino! Avete saputo più nulla circa mistress L. dopo il suo tragico fatto?… L’ebbi sempre in uggia e dissi fin da principio che mi dispiaceva. Povero Eddy! Stupisco che essa non l’abbia ucciso!… Ditemi tutto intorno a lei. Addio, carissima.
La Vostra
M. C.
Fordham, 23 nov. 1848 – Lettera a Sarah Hartwell Heywood
Carissima Sarah13, sorella mia!…
Se vi è pietà nel vostro cuore, rispondete immediatamente a queste mie righe e fatemi sapere perché non mi giunge nuova veruna da Annie. Se non ne ho presto notizie, di sicuro morirò. Mi vado figurando tutto il male possibile… qualche volta penso persino di averla offesa e che essa più non si curi di me. Le scrissi una lunga lettera or fanno otto giorni, acchiudendovene una di mia madre la quale scrisse di nuovo il 29… Nessuna parola di risposta ci è peranco14 giunta. Oh Sarah, se non amassi vostra sorella del più puro e del meno esigente amore, non oserei confidarmi a voi; ma voi sapete quanto veramente, quanto puramente io l’ami, e mi perdonerete perché pure sapete come sia impossibile vederla e non amarla. Nei più folli miei sogni non ho mai immaginato veruna creatura così compiutamente adorabile, così buona, sincera, nobile, pura, virtuosa quanto Annie. Il suo silenzio mi riempie l’anima di terrore. Può ella darsi che non abbia ricevuto la mia lettera? Se è in collera meco, cara Sarah, ditele che io la prego in ginocchio a perdonarmi: ditele ch’io sono suo schiavo in tutto che qualunque cosa mi comanderà di fare, lo farò… anche se dice ch’io non debba più rivederla né scriverle. Ma fatemi sapere qualche cosa di lei ancora una volta, e supporterò tutto. Oh Sarah voi avreste pietà di me se sapeste l’agonia del mio cuore nello scrivere queste parole! Non mancate di rispondermi subito.
Dio vi benedica, mia dolce sorella.
Edgar.
[New York] Giovedì mattina, 28 [dicembre 1848] – Lettera a Annie Locke Richmond
Annie,
La cara madre mia vi spiegherà come mi sia impossibile di scrivervi a lungo… ma debbo scrivere… almeno poche parole affinché vediate che sto bene, altrimenti sospettereste che sono malato. Va tutto ottimamente!… Spero, carissima, d’essermi fatto onore alla Lettura. Cercai di farmelo, per amor vostro. Vi erano 1800 persone presenti. E quanti applausi!… Mi riuscì meglio che a Lowell. Ah, se ci foste stata!… Partecipate i miei più affettuosi saluti a tutti. E l’amor mio alla cara sorella Sarah.
Vostro, tutto vostro
Eddy.
—
1 John Henry Ingram (16 novembre 1842 – 12 febbraio 1916), biografo inglese, pubblicò, in 4 volumi, la prima affidabile biografia di Poe, Edgar Allan Poe: Life, Letters, and Opinions (Henry Frowder, Amen Corner, Londra 1880).
2 «Rivista Europea» , vol. VII, fasc. 2, 1878, p. 90.
3 In originale little country maiden.
4 Forma antica per anche.
5 Anche nel testo di Ingram manca il resto, che invece si chiarisce in The Collected Letters of Edgar Allan Poe, a cura di J.W. Ostrom, B.R. Pollin e J.A. Savoye (Cambridge: Harvard University Press, 1948): Louise you came in with the parson with the parson (veniste con il pastore).
6 Diminutivo di Maria Clemm.
7 Era la gatta di Poe.
8 Forma antiquata per “vi ha”.
9 Forma letteraria e antiquata per “in modo che”.
10 Forma letteraria per “nominandovi”.
11 La traduzione della lettera, molto lunga, è incompleta anche nel testo originale.
12 Westford, Massachusetts.
13 Sarah H. Heywood è la sorella di Annie.
14 Forma letteraria per “finora”.
Commenta per primo