Poe e i segreti del turco meccanico

Saggio su "Il giocatore di scacchi di Maelzel"

È il 1827. Nella sala di un teatro di Baltimora si sta svolgendo una partita di scacchi molto particolare. La luce fioca di una candela illumina la stanza ed ogni mossa è seguita da un insistente ticchettio di ingranaggi. Il pubblico assiste composto e in silenzio ma quando uno dei due giocatori esclama «Check!» si solleva una fragorosa ovazione. È scacco matto!

Soltanto un uomo resta in disparte a osservare la scena, assorbito dai suoi pensieri. È Edgar Allan Poe. Ad affascinarlo è soprattutto il vincitore della partita, che tutti conoscono come “Il turco”: una figura alta, slanciata, dalla carnagione brunastra, con folti baffi neri. Indossa un appariscente turbante e ha lo sguardo sempre un po’ perso nel vuoto perché, fatto ancora più interessante, non è un essere umano.

Automi o intelligenze artificiali?

Il turco meccanico era stato costruito quasi un secolo prima dal barone austriaco Wolfgang Von Kempelen. In Europa non c’era nobile, intellettuale o semplice curioso che non desiderasse vedere in azione quello che era considerato uno degli automi più straordinari di sempre.

Contro di lui avevano perso Napoleone Bonaparte, Benjamin Franklin e numerosi campioni di scacchi. Alla morte del suo creatore, il marchingegno fu comprato da Johann Nepomuk Maelzel, un ingegnere famoso per i suoi strumenti musicali automatici. Nel vecchio continente, le esibizioni del turco non erano più una novità e, dopo una lunga ed estenuante tournée che gli procurò soltanto debiti, nel 1826 Maelzel sbarcò in America, dove il suo giocatore di scacchi fu accolto con rinnovato entusiasmo.

A partire dal diciottesimo secolo, gli automi erano diventati così raffinati da riuscire a compiere operazioni complesse, come scrivere, disegnare, suonare strumenti musicali, o pronunciare semplici parole. Azioni che erano il frutto di un’accurata programmazione meccanica.

Ma il turco aveva qualcosa in più: rispondeva alle mosse di un avversario umano ed era in grado di batterlo in un gioco basato su calcolo e strategia. Una tale meraviglia tecnologica alimentava un acceso dibattito sulle capacità che avrebbero potuto raggiungere le macchine in futuro e sollevava un interrogativo inquietante: se un automa è in grado di pensare, cosa lo distingue dall’uomo? Ma c’era anche chi sosteneva che il turco fosse soltanto un inganno.

Il giocatore di scacchi di Maelzel

Dopo aver assistito a diverse partite, durante le quali aveva osservato attentamente l’automa, senza mai perdere di vista il suo proprietario, Poe espose le sue convinzioni nel breve saggio Il giocatore di scacchi di Maelzel (Maelzel’s Chess Player), pubblicato nel 1836 sul «Southern Literary Messenger».

Tutti gli automi costruiti fino a quel momento, osserva Poe, anche i più sofisticati, sono in grado di compiere soltanto azioni meccaniche, predeterminate. Perfino una macchina molto avanzata, come quella di Babbage, che può eseguire calcoli su dati variabili, ha bisogno che i termini delle operazioni siano definiti in precedenza.

In una partita di scacchi, invece, non possiamo sapere in anticipo quale mossa farà l’avversario. Se una macchina fosse veramente in grado di giocare a scacchi, allora ci troveremo di fronte alla più grande invenzione dell’umanità. Dunque, non ci sono dubbi: le azioni del turco sono governate da un intervento umano. La domanda è: come?

Poe analizza gli indizi raccolti durante le sue osservazioni ed espone la sua teoria. Un essere umano manovra il turco dall’interno del mobile su cui poggia la scacchiera. Eppure Maelzel lo apre spesso durante le partite, per eseguire delle regolazioni, e il pubblico ne vede il contenuto. Ci sono soltanto i complessi ingranaggi che muovono l’automa.

Allora, sostiene Poe, ci deve essere un sistema di doppi fondi scorrevoli che nascondono l’operatore fino al momento in cui gli sportelli vengono richiusi. Le braccia dell’automa sono azionate da un complesso sistema di pantografi che permettono a chi è all’interno di muovere i pezzi sulla scacchiera.

Poe azzarda addirittura il nome dello scacchista che si nascondeva nel turco durante la tournée americana. Si sarebbe trattato di un certo Schlumberger, uno degli assistenti di Maelzel. Lo scrittore afferma di essere arrivato a questa conclusione dopo aver notato che le esibizioni del turco erano state annullate nei giorni in cui Schlumberger era malato.

Una teoria originale?

Le osservazioni contenute ne Il giocatore di scacchi di Maelzel sono così dettagliate e credibili che il saggio viene accolto con grande entusiasmo dai quotidiani dell’epoca e da numerose riviste americane. Il primo biografo di Poe, John Ingram, sostiene che lo scrittore abbia il merito di aver dimostrato in manierainconfutabile la vera natura dell’automa di Maelzel.

Ma qualche anno più tardi, un altro biografo, George Edward Woodberry fa notare come le idee espresse da Poe non siano affatto originali. Anzi, Poe ha “preso in prestito” quasi tutte le sue intuizioni da un testo precedente, le Letters on Natural Magic di Sir David Brewster, al punto che dove sbaglia Brewster, sbaglia anche Poe, e diversi passaggi del testo sono addirittura delle parafrasi. Alcuni dettagli, che sembrano il frutto di deduzioni originali, provengono da altre fonti.

Il sistema di pantografi era già stato ipotizzato dal tedesco Friedrich Freiherr zu Racknitz, in un pamphlet pubblicato anni prima. Del sistema di doppi fondi scorrevoli ne aveva parlato il famoso maestro di scacchi Jacques François Mouret, in un’intervista alla popolare rivista francese «Magasin Pictoresque». L’uomo sosteneva di essere stato uno degli operatori nascosti all’interno del turco e aveva deciso di svelarne i segreti per vendicarsi di Maelzel, che non gli pagava lo stipendio da mesi.

Anche il nome di Schlumberger non è nuovo. Alla fine del mese di maggio del 1827, la «Federal Gazzette» di Baltimora aveva riportato la testimonianza di due giovani che si trovavano per caso dietro le quinte dello spettacolo e avevano visto Schlumberger uscire dall’automa al termine di una delle partite.

In quei giorni, Poe si trovava a Boston per seguire la pubblicazione del Tamerlano e potrebbe non aver letto il giornale. Ma suo fratello Henry era in città e l’avvenimento era stato uno degli argomenti più discussi nelle settimane successive. Lontano dall’entusiasmo della folla, per chi seguiva con attenzione le vicende del giocatore di scacchi di Maelzel, molti dei segreti del turco, non erano più tali da diverso tempo.

Una questione di metodo

Ma allora qual è il valore del saggio di Poe? Secondo lo studioso di letteratura americana W.K. Wismatt Jr.,Il giocatore di scacchi di Maelzel è la prima opera in cui Poe dimostra le sue eccellenti doti narrative. Nel saggio compaiono molti elementi che caratterizzeranno la produzione successiva dell’autore: il suo stile, il ragionamento deduttivo, la logica investigativa che ritroviamo in Monsieur Dupin (protagonista de I Delitti della Rue Morgue e di altri due racconti) e numerose caratteristiche del genere poliziesco di cui Poe è capostipite.

Se altri prima di lui avevano ipotizzato il funzionamento del turco, con Il giocatore di scacchi di MaelzelPoe dimostra di essere in grado di rendere appassionante qualsiasi mistero, che sia un racconto completamente inventato o il reale funzionamento di una macchina.

Dalla pubblicazione del saggio, passeranno ancora diversi anni prima che tutti i segreti del turco meccanico siano definitivamente svelati. A farlo, sarà un medico di Philadelphia che aveva comprato l’automa, messo all’asta dopo la morte di Maelzel. Si chiamava John Kearsley Mitchell e, per molti anni, era stato il medico personale di Edgar Allan Poe.

Fonti

  • Tom Standage. The Turk: The Life and Times of the Famous Eighteenth-Century Chess-Playing Machine, New York: Walker & Co, 2002.
  • W.K. Wismatt Jr. «Poe and the chess automaton». American Literature 11, n. 2 (maggio 1939): 138–51.
  • Kat Eschner. «Debunking the Mechanical Turk Helped Set Edgar Allan Poe on the Path to Mystery Writing». Smithsonian Magazine, 20 luglio 2017. https://www.smithsonianmag.com/smart-news/debunking-mechanical-turk-helped-set-edgar-allan-poe-path-mystery-writing-180964059/
  • Sergio Ernesto Negri. «Edgar Allan Poe vs The Turk». Chess Base, 31 ottobre 2018. https://en.chessbase.com/post/edgar-allan-poe-vs-the-turk
  • Sergio Ernesto Negri. «Edgar Allen Poe’s Diatribe against Chess». Chess Base, 31 ottobre 2018. https://en.chessbase.com/post/edgar-allen-poe-diatribe-against-chess
Informazioni su Pierpaolo Ferlaino 2 Articoli
Laureato in storia del teatro, ho sempre coniugato l'interesse per le storie con quello per la tecnologia. Sono autore di documentari, reportage di viaggio, non-fiction narrativa. Appassionato di arte, storia, cultura, tradizioni e scienza.

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