Lo scarabeo d’oro – Recensione

The gold bug

Un altro dei racconti lunghi di Edgar Allan Poe. Una storia differente dalle altre, poiché non contiene né elementi horror né satirici. Piuttosto può sembrarci più simile ai racconti di Dupin, anche se Lo scarabeo d’oro non è neanche lontanamente poliziesco.

È una storia d’avventura, sicuramente. Un’avventura narrata alla maniera di Poe, in cui uno dei protagonisti (nei racconti di Poe spesso troviamo più di un protagonista) è il narratore, che vive parzialmente quell’avventura, e introduce l’altro protagonista, che a sua volta definisce e svela l’episodio a cui ha preso parte.

Assistiamo così a due storie parallele: quella del narratore, che si trova immischiato in un’avventura suo malgrado, e quella dell’uomo che vive appieno l’avventura. In questo modo la terza persona nella narrazione può essere perfettamente sostituita dalla prima.

Non solo: il Legrand di questo racconto ricorda il Dupin de I delitti de La Rue Morgue. Anche se di carattere e temperamento completamente differenti, tuttavia sono simili i metodi di deduzione. E il narratore stesso, l’amico senza nome di Dupin e, qui, l’amico senza nome di Legrand.

Poe ha quindi utilizzato alcuni elementi già sperimentati, creando una storia d’avventura a cui Stevenson ha attinto per il suo capolavoro L’isola del tesoro.

Non poteva mancare la componente mistero, qui data da un messaggio cifrato. Un’altra passione di Poe, la crittografia, qui, seppur “semplice”, messa al servizio della narrazione.

Lo scarabeo d’oro è quindi un racconto completo, in cui si fondono più generi letterari e più elementi narrativi.

  • Titolo originale: The Gold Bug
  • Prima pubblicazione: 21-28 gennaio 1843 sul Dollar Newspaper

Lo scarabeo d’oro come storia probabile

Se si fa eccezione per lo scarabeo in sé, ossia per la sua costituzione e per il fatto che fosse vero, la storia non presenta altri elementi di fantasia.

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Scrivo testi per il web e correggo bozze di manoscritti. Scrivo anche sul mio blog «Penna blu» e sull’aerosito ufficiale di F.T. Marinetti.

2 Commenti

  1. La cosa che mi fa sbuzzare ogni volta che lo leggo è Jupiter,il servo nero..Per il resto lo considero il migliore fra i racconti di enigmi,è avvincente,si segue meglio rispetto all’intricatezza del “Ciclo Dupin”.

  2. geniale l’idea dell’amico di Legrand: duplica i punti di vista. Legrand è l’alias dinamico del narratore e di Poe stesso. Due in uno o uno in due: la coppia racchiude il mondo e lo concentra tutto lì, nell’avventura narrata e vissuta insieme, come ricordo e come presente. La decrittazione dello scarabeo è la geniale interpretazione della finzione come realtà profonda, di logica e intelligenza di lingua e cultura e nella possibilità dell’uomo di entrarvi superando le barriere più banali. Il primo a saper fingere e capire la finzione fu Ulisse: ma qui Poe esce da sospetto e vendetta per illuminare la vita dell’uomo nella sua forma più intelligente, non sanguinaria, pur conservandone la sensibilità esaltante ed esaltata dall’avventura solitaria e di scoperta di nuovi confini del vivere in mezzo agli uomini, o lontano da loro, che poi è lo stesso. Vincenzo

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