La falsa bufala di Poe

Per anni, nella città di Baltimora, è circolata una bufala che Poe avrebbe perpetrato quando visse in quella città all’età di 23 anni. Poe, infatti, raggiunse la zia Maria Clemm al 203 di North Amity Street. La donna vi abitava con la figlia Virginia e la madre Elizabeth Cairnes Poe.

Sappiamo che ai tempi circolarono ben sei bufale pubblicate da Poe, a partire dal 1835 fino al 1849, anno della sua morte. Non c’è alcuna prova riguardo a una settimana burla inventata dal poeta di Boston e, se esistesse, sarebbe un bel colpo di fortuna, poiché rappresenterebbe la sua prima bufala.

La storia della bufala

Era la fine di marzo, forse nel 1831 o ancor prima nel 1829, quando Poe pubblicò una notizia su un giornale locale di Baltimora, il «Baltimore Gazette» o il «Daily Advertiser» di William Gwynn.

La mattina del 1° aprile – una data che avrebbe dovuto destare qualche sospetto sulla veridicità dell’annuncio – un uomo sarebbe saltato dalla torre di fusione di Phoenix (una comunità nei pressi di Baltimora) da poco eretta (fu costruita nel 1828) e, grazie alla sua macchina volante, avrebbe volato fino al faro di Lazaretto Point, percorrendo due miglia e mezzo (circa 4 chilometri).

Torre di fusione di Phoenix
La torre di fusione di Phoenix, Baltimora

La torre di fusione1 – chiamata Shot Tower – era la struttura più alta degli Stati Uniti, alta 234 piedi, poco più di 71 metri. Ovviamente la notizia suscitò grande entusiasmo e quella mattina si radunarono ai piedi della torre parecchie persone, finché, non scorgendo alcun aeronauta e resesi conto del giorno, si dispersero.

Faro di Lazaretto Point
Il faro di Lazaretto Point

Secondo la storia, Poe pubblicò sul giornale un biglietto di scuse quel pomeriggio stesso, spiegando che l’aeronauta non aveva potuto mantenere l’impegno perché una delle ali della sua macchina volante si era bagnata.

Il primo resoconto della burla di Poe

Il primo resoconto della bufala si trova nell’opera Lectures and Essays del reverendo William J. Scott, pubblicata nel 1889. In questo volume si menziona la bufala di Poe, ma non il faro. Secondo il resoconto, Poe avrebbe volato con la sua macchina volante, da lui inventata, da una torre di fusione all’altra, percorrendo una distanza di circa 300 piedi (circa 90 metri).

Secondo quanto riportato dal reverendo, «l’annuncio suscitò grandi aspettative tra gli ingenui e gli ignari. Una folla immensa si radunò per assistere all’impresa, ma Poe non apparve. Nel pomeriggio pubblicò un biglietto di rammarico in cui affermava di non poter mantenere l’impegno perché purtroppo una delle sue ali si era bagnata».

La storia apparve più tardi, nel 1902, in American Authors: a hand-book of American Literature di Mildred Rutherford, che riporta le esatte parole di Scott.

Mentre nella biografa di Poe scritta da Mary E. Phillips nel 1926, Edgar Allan Poe: The Man, si cita ancora la bufala, ma con il dettaglio dell’uomo che vola dalla torre di fusione al Faro.

Quanto c’è di vero in questa storia?

Diciamo innanzitutto che nell’aprile 1831 il faro di Lazaretto Point non era ancora stato costruito, anche se questo è un dettaglio che potrebbe essere stato aggiunto in seguito.

In una lettera di Poe a William Gwynn del 6 maggio 1831, Poe scrive:

Egregio signore,
mi vergogno quasi a chiedere un vostro favore dopo la mia condotta insensata in una precedente circostanza – ma confido nella vostra bontà d’animo.2

La “condotta insensata” cui accenna Poe è la bufala del 1° aprile? Ma di quale anno?

  • Il 1° aprile 1829 Poe si trovava in Virginia, non ancora congedato dall’esercito.
  • Il 1° aprile 1830 si trovava a Richmond a casa di John Allan, padre adottivo, con l’intenzione di essere ammesso a West Point.
  • Il 1° aprile 1831 era a Baltimora. Ma nella lettera a Gwynn del 6 maggio Poe accenna a “una precedente circostanza”, che fa supporre sia un fatto avvenuto molto prima del 1° aprile, appena un mese prima.

Di vero c’è che non esiste alcun riferimento stampato della bufala fino al 1889, ossia nelle Lectures and Essays di William J. Scott.

Alan Gephardt, direttore esecutivo del Carroll Museums, ha consultato i vecchi giornali di Baltimora, non trovando alcun riferimento alla bufala del pesce d’aprile di Poe.

L’origine della bufala

Esiste una storia simile, che potrebbe aver influenzato la falsa bufala di Poe: risale al 1846 e avvenne a Pittsburgh.

Sul «Pittsburg Dispatch» apparve l’annuncio secondo cui un certo signor Trouburg, inventore di un “paio di ali”, sarebbe saltato con il suo dispositivo dalla cima del ponte di Holland Street, sorvolando il fiume Allegheny, per poi ritornare al luogo da cui era partito.

Quel giorno si radunò una grande folla e all’ora stabilita apparve un uomo, che si diresse al centro del ponte liberando un’oca da un sacco di stoffa. L’oca volò in aria starnazzando.

Ma questa è soltanto un’ipotesi. A quei tempi, a quanto pare, erano frequenti gli scherzi del 1° aprile che avevano per ambientazione monumenti o edifici alti.

Fonti

  • “Edgar Allan Poe’s Apocryphal April Fool Hoax”, Museum of Hoaxes, 1 giugno 2016
  • William J. Scott, Lectures and Essays, Constitution Publishing Company, Atlanta, Ga, 1889
  • Mary E. Phillips, Edgar Allan Poe: The Man, J.C. Winston, 1926
  • Jon Anderton, “Shot Tower – How Lead Shot is Made”, EngineeringClicks.com, 15 ottobre 2018

Note

1 Le torri di fusione, o torri per pallini, utilizzano la tensione superficiale e la gravità per creare pallini di piombo perfettamente sferici. Una fornace nella parte superiore della torre viene utilizzata per riscaldare il piombo finché non è fuso. Utilizzando la tensione superficiale e la gravità, il piombo liquido forma palline sferiche mentre cade attraverso un setaccio. Alla base della torre è presente una zona riempita di acqua fredda in cui cade la pallina di piombo che termina il processo di raffreddamento.

2 Edgar Allan Poe, Lettere, il Saggiatore, Milano 2017, p.101, traduzione di Barbara Lanati.

Daniele Imperi 679 Articoli
Scrivo testi per il web e correggo bozze di manoscritti. Scrivo anche sul mio blog «Penna blu» e sull’aerosito ufficiale di F.T. Marinetti.

Commenta per primo

Commenta l’articolo

La tua email non sarà pubblicata.


*