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La poesia “Sogni” (Dreams) comparve la prima volta nel 1827, secondo componimento del libro d’esordio di Poe nel mondo letterario, Tamerlane and Other Poems, stampato a Boston in forma anonima. Un libro che, all’epoca – e per tutta la durata della vita del poeta –, attirò poca attenzione e non fruttò alcun guadagno all’autore.
Nel 1827 Poe aveva 18 anni e probabilmente stampò il volumetto, di 40 pagine, a proprie spese. Il libro uscì a giugno o luglio, quando Poe, da poco abbandonata l’Università della Virginia, ad aprile si era trasferito a Boston, per arruolarsi poi nell’Esercito degli Stati Uniti, con il falso nome di Edgar A. Perry (era il 26 maggio), per una ferma di 5 anni.
Nonostante l’arruolamento, Poe non si allontanò da Boston, poiché all’inizio fu assegnato a Fort Independence, un bastione situato sulla sommità di Castle Island, promontorio di South Boston.
Potrebbe aver commissionato la stampa del volume alla tipografia prima della sua partenza o, vista la vicinanza della caserma con la città, durante la sua permanenza al forte. Ma secondo Mabbott, quando Poe si era arruolato la stampa di Tamerlane non era ancora completata e questo rafforza dunque la prima ipotesi.
Poe consegnò le sue poesie allo stampatore Calvin Frederick Stephen Thomas, di appena un anno più grande di lui, che finora aveva stampato soltanto etichette farmaceutiche, volantini e altri piccoli lavori. Thomas aveva l’attività al 70 di Washington Street.
Comunque, Poe non ebbe il tempo di correggere gli errori, che Mabbott, nella sua prefazione a un’edizione facsimile dell’opera, fa rilevare.
La poesia “Dreams” e la doppia firma
Il 20 ottobre 1827 (almeno 3 mesi dopo l’uscita di Tamerlane), sulla rivista «North American», comparve un estratto del volume, in realtà l’intera poesia “Dreams”, con il titolo, appunto, Extract–“Dreams”, ma a firma di W.H.P.
W.H.P. è William Henry Poe, il fratello maggiore di Edgar. Questo fatto ha portato alcuni a ipotizzare che William abbia plagiato Poe. Parallelamente esiste una corrente che vede invece Poe come plagiatore di William, in virtù proprio della poesia “Dreams” apparsa sul «North American».
E anche di un’altra, “The Happiest Day”, sempre pubblicata – ma il 15 settembre 1827 – a firma di W.H.P. E anch’essa contenuta in Tamerlane.
Come sostiene Mabbotto, Poe aveva inviato una copia del libro al fratello, a Baltimora, che ne fece stampare degli estratti sul «North American».
La traduzione italiana
“Sogni” fa parte della raccolta pubblicata nel 1912 da Laterza, un volume intitolato Le poesie, ma che contiene anche altri testi di Poe, come “Scene dal dramma inedito «Poliziano», due poemetti in prosa, “Silenzio. – Una favola” e “Ombra – Una parabola”, e due saggi critici, “La filosofia della composizione” e “Il principio poetico”.
La traduzione delle opere è di Federico Olivero (Torino, 9 dicembre 1878 – ivi, 22 aprile 1955) , anglista, filologo e traduttore. Complessivamente sono tradotte 48 poesie.
Sogni
Oh! fosse la mia giovine vita un durevole sogno!
Ed il mio spirito non si destasse, finché il raggio
Di un’Eternità non venisse ad apportare il domani!
Sì! benché quel lungo sogno fosse di disperato dolore,
Esso varrebbe meglio della fredda realtà
Della vita quando siamo desti, per colui il cui cuore deve essere,
Ed è stato sinora, sull’amabile terra,
Un caos di profonda passione, sin dalla sua nascita.
Ma dovesse pur essere – quel sogno ch’eternamente
Dura come i sogni sono stati per me
Nella mia prima fanciullezza, – dovesse esso venir conceduto in tal guisa,
Sarebbe follia lo sperare ancora per un Cielo più alto.
Poiché io ho esultato, quando il sole splendeva
Nel cielo estivo, in sogni di viva luce
E di grazia, io ho lasciato il mio cuore istesso
In regioni create dalla mia immaginazione1, remote
Dalla mia terra nativa, con esseri che sono stati
Foggiati dal mio pensiero; – che cosa avrei potuto vedere di più?
Ciò accadde una volta – e solamente una volta, – e la selvaggia ora
Non passerà dalla mia memoria; – alcun potere
O incantesimo mi aveva avvinto; – fu il gelido vento
Che scese su di me nella notte, e lasciò
La sua immagine nel mio spirito, – o la luna
Che brillò su’ miei sonni nel suo più alto meriggio
Troppo freddamente, – o furono le stelle; – comunque ciò fu
Quel sogno fu come quel vento notturno; – ch’esso passi.
Io sono stato felice, sebbene in un sogno.
Io sono stato felice – ed io amo il tema:
Sogni! nel loro vivido color di vita,
Come in quella fuggevole, oscura, nebbiosa lotta
Dell’apparenza colla realtà, che apporta
All’occhio delirante cose più leggiadre
Del Paradiso e dell’Amore – e tutte nostre! –
[Cose più leggiadre di quelle] che la giovine Speranza
ha conosciute nella sua più fulgida ora.
Fonti
- Anne Whitehouse, “SOLDIER, SAILOR: Edgar Allan Poe and His Brother Henry”, OJAL Art Incorporated
- POE, Edgar Allan. Tamerlane and Other Poems. Boston: Calvin F.S. Thomas, 1827, Christie’s
- Tamerlane and Other Poems (1827), Edgar Allan Poe Society of Baltimore
- Edgar Allan Poe — “Dreams”, Edgar Allan Poe Society of Baltimore
- “Fort Independence – Castle William”, National Park Service
- “Edgar Allan Poe and West Point”, U.S. Army Corps of Engineers, ottobre 2020
- North American; Or, Weekly Journal of Politics, Science and Literature 1827-10-20: Vol 1 Iss 23, Internet Archive
- Thomas Ollive Mabbott, “Introduction,” from the facsimile edition of Tamerlane and Other Poems New York: The Facsimile Text Society, 1941, Edgar Allan Poe Society of Baltimore
- Edgar Allan Poe, Le poesie, traduzione di Federico Olivero, Gius. Laterza & Figli, Bari, 1912
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1 Qui compare uno degli errori commessi dallo stampatore Thomas, che mal interpretò la grafia di Poe. Il verso sul volume è infatti nell’originale Inclines of mine imaginary, anziché In climes of my imaginings. Sul «North American» il verso è invece corretto, segno che Poe aveva in qualche modo comunicato al fratello la versione rettificata.
Molto bella la traduzione del professor Federico Olivero!
Questa è la mia (modesta) versione della poesia “Dreams” di Edgar alla Poe:
DREAMS
Oh! that my young life were a lasting dream!
My spirit not awak’ning till the beam
Of an Eternity should bring the morrow.
Yes! tho’ that long dream were of hopeless sorrow,
’Twere better than the dull reality
Of waking life to him whose heart shall be,
And hath been ever, on the chilly earth,
A chaos of deep passion from his birth!
But should it be—that dream eternally
Continuing—as dreams have been to me
In my young boyhood—should it thus be giv’n,
’Twere folly still to hope for higher Heav’n!
For I have revell’d when the sun was bright
I’ the summer sky; in dreams of living light,
And loveliness,—have left my very heart
In climes of mine imagining, apart
From mine own home, with beings that have been
Of mine own thought—what more could I have seen?
’Twas once—and only once—and the wild hour
From my remembrance shall not pass—some pow’r
Or spell had bound me—’twas the chilly wind
Came o’er me in the night and left behind
Its image on my spirit—or the moon
Shone on my slumbers in her lofty noon
Too coldly—or the stars—howe’er it was
That dream was as that night wind—let it pass.
I have been happy, tho’ but in a dream.
I have been happy—and I love the theme:
Dreams! in their vivid colouring of life,
As in that fleeting, shadowy, misty strife
Of semblance with reality which brings
To the delirious eye more lovely things
Of Paradise and Love—and all our own!
Than young Hope in his sunniest hour hath known.
Edgar Allan Poe
SOGNI
Oh! fosse la mia giovane vita un sogno duraturo!
Non si risvegliasse il mio spirito, finché il raggio
Di un’Eternità non recasse il domani.
Sì! pur se quel lungo sogno fosse di dolore disperato,
Sarebbe meglio della monotona realtà
Del risveglio alla vita per colui il cui cuore sarà,
Ed è sempre stato, su questa terra di gelo,
Un caos di profonda passione fin dalla sua nascita!
Ma se fosse—quel sogno che eternamente
Continua—come i sogni son stati per me
Nella mia fanciullezza—se anche fosse così,
Sarebbe follia sperare ancora in un più alto Cielo!
Perché ho gioito quando il sole era splendente
Nel cielo estivo, nei sogni di luce di vita,
E di bellezza,—ho lasciato il mio stesso cuore
Nelle regioni della mia immaginazione, lontano
Dalla mia casa, con esseri che sono stati creazione
Del mio pensiero—cos’altro avrei potuto vedere?
Fu una volta—e una soltanto—e quell’ora indescrivibile
Dal mio ricordo non svanirà—qualche forza
O incantesimo mi aveva ammaliato—fu il vento gelido
Che venne a me durante la notte e lasciò dietro di sé
La sua immagine sul mio spirito—oppure la luna
Che brillò sul mio sonno nel suo alto meriggio
Troppo freddamente—o le stelle—comunque fosse
Quel sogno fu come quel vento notturno—ma non importa.
Io sono stato felice, benché solo in un sogno.
Io sono stato felice—e mi è caro il ricordo:
Sogni! Nei loro vividi colori di vita,
Come in quel fugace, oscuro, nebuloso contrasto
Di parvenza e realtà che reca all’occhio delirante,
le cose più belle del Paradiso e dell’Amore—
E tutte nostre! di quanto la giovane Speranza
Nella sua ora più assolata ha conosciuto.
(traduzione di Mario Valli)
Cordiali saluti!
Mario Valli