“Il gatto nero” di Poe fu ispirato a un fatto reale?

“Il gatto nero” (The Black Cat) è uno dei racconti più famosi di Poe e fa parte delle storie dell’orrore scritte dal poeta di Boston.

Che cosa ispirò Poe nella stesura del racconto?

Sappiamo che Poe si è basato su fatti realmente accaduti per alcune sue storie. Basti pensare al racconto “Il mistero di Marie Rogêt” (The Mystery of Marie Rogêt), secondo capitolo della trilogia poliziesca dedicata al personaggio di Auguste Dupin.

Qualcuno ha ipotizzato che anche il racconto “Il gatto nero” sia stato ispirato da un evento reale.

Il fatto

Era l’estate del 1842 quando George R. Stebbins di Northfield, Massachusetts, che gestiva un traghetto (il South Ferry) sul fiume Connecticut, appena all’interno del confine dello stato con il New Hampshire e il Vermont, decise di abbattere un muro di pietra nella cantina di casa.

Stebbins capì subito che quel muro non era stato eretto da un operaio, ma da qualcuno che non aveva esperienza nella costruzione di muri o aveva avuto fretta di costruirne uno.

Quando abbatté il muro, scoprì le ossa. Prima emerse un teschio, quindi la spina dorsale e infine le ossa di braccia e gambe. Le ossa erano “in buono stato di conservazione”, riportò il «Greenfield Democrat», che a metà luglio pubblicò la notizia del ritrovamento.

I medici convocati sulla scena conclusero che si trattava delle ossa di una donna di età compresa tra i 16 e i 20 anni. Il corpo era stato nascosto dietro il muro nei 25 anni precedenti, dopo che la casa era stata costruita e prima che Stebbins vi si trasferisse.

La parte posteriore del cranio mostrava un buco delle dimensioni di un normale proiettile.

Qualcuno ipotizzò potesse trattarsi di una giovane donna di cognome Kendall, scomparsa nell’area di Northfield circa due decenni prima; il corpo non era mai stato ritrovato e si pensava fosse annegata nel fiume.

I sospetti ricaddero su un certo Mallory, un tipo violento e senza scrupoli, che si trovava nella prigione di Stato nel Vermont.

L’identità della donna sepolta nella cantina del traghettatore George Stebbins, e come e quando morì, rimasero un mistero.

La notizia

La notizia del ritrovamento delle ossa rimbalzò per i vari giornali dell’epoca. Il primo a pubblicarla fu il «Greenfield Democrat» – della città di Greenfield, Massachusetts. Altri due giornali della città riportarono i fatti, attribuendone comunque la paternità al «Greenfield Democrat»:

  • 12 luglio: il «Franklin Democrat» pubblicò la medesima notizia, aggiungendo che le ossa erano ancora in possesso del signor Stebbins e che le avrebbe mostrate a chiunque avesse curiosità o interesse per quel fatto.
  • 19 luglio: il «Gazette and Courier» pubblicò l’articolo senza commenti.
  • 16 agosto: il «Gazette and Courier» tornò sulla vicenda, pubblicando una lettera all’editore di un corrispondente che si firmò solo come “Anti Cryptamia”, il quale chiese la perizia di un medico legale per indagare sulla questione e osservò che “negli anni precedenti c’era stato un odore persistente e molto nauseabondo” proveniente dalla cantina dove furono scoperte le ossa.

Secondo John E. Reilly è strano che una piccola città come Greenfield avesse due giornali con nomi simili («Greenfield Democrat» e «Franklin Democrat»), quindi è probabile che coesistessero due edizioni dello stesso «Democrat», una per la città di Greenfield e una per la contea di Franklin.

La notizia identica fu ristampata il 16 luglio anche dal «Public Ledger» di Filadelfia.

L’ipotesi

Il primo a ipotizzare che per il racconto “Il gatto nero” Poe si ispirò ai fatti avvenuti a Northfield nell’estate del 1842 fu John Edward Reilly (1928–2014).

Reilly è stato professore di inglese presso il College of the Holy Cross a Worcester, Massachusetts, e uno dei membri fondatori della Poe Studies Association. Nel 1993 pubblicò sulla rivista «Nineteenth-Century Literature» un articolo in cui collegava il caso di Northfield al racconto di Poe.

Cosa spinse Reilly a formulare la sua ipotesi?

Il collegamento con il caso viene dal «Public Ledger» di Filadelfia. Nel 1842 Poe era in quella città. Vi si era trasferito nel 1838 e vi rimase fino al 1844. Conosceva anche il giornale, dal momento che vi collaborò, anche se non proprio nell’estate del 1842.

Poe scrisse “The Black Cat” tra la fine del 1842 e l’inizio del 1843, per pubblicarlo sullo «United States Saturday Post» il 19 agosto di quell’anno.

All’inizio del 1843 Poe lesse il manoscritto del racconto all’illustratore Felix O.C. Darley – come lo stesso Darley riferì – in vista dell’incarico di illustrare il testo. In base a questa testimonianza Thomas Mabbott stabilì la data di composizione del racconto alla fine del 1842, quindi circa 5 mesi prima del ritrovamento delle ossa in casa Stebbins.

Le similitudini

Ci sono anche delle similitudini fra il fatto reale e il racconto di Poe, particolarità che avvalorano in un certo senso l’ipotesi di Reilly:

  • l’omicidio di una donna
  • l’occultamento del cadavere dietro un muro creato in cantina

Forse furono più che sufficienti per stimolare la fantasia di Poe: in fondo, rappresentano il nucleo della trama della storia.

Naturalmente ci sono sostanziali differenze fra la realtà e la finzione: la donna sepolta in casa Stebbins è stata uccisa da un colpo d’arma da fuoco, la moglie dell’io narrante del “Gatto nero” con un colpo d’ascia.

Nella realtà non c’era nessun gatto nero né era presente la polizia al ritrovamento dei resti della donna uccisa.

La fantasia, grazie a Poe, ha superato la realtà.

Fonti

  • “Stranger Than Fiction” – Fact Meets Fiction in Poe’s ‘The Black Cat’, Dean Jobb, novembre 2021, Ellery Queen’s Mystery Magazine
  • “A Source for the Immuration in “The Black Cat”, John E. Reilly, Nineteenth-Century Literature, Vol. 48, No. 1 (Jun., 1993), pp. 93-95, University of California Press
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Scrivo testi per il web e correggo bozze di manoscritti. Scrivo anche sul mio blog «Penna blu» e sull’aerosito ufficiale di F.T. Marinetti.

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