Gli angeli “drowned in tears” di Edgar Allan Poe

Una nota a “The Conqueror Worm”

Nel gennaio del 1843 Edgar Allan Poe pubblica sul «Graham’s Magazine» la poesia “The Conqueor Worm1”, reinterpretazione in chiave macabra di alcuni celebri temi shakespeariani2.

In un teatro è radunata una folla di angeli, drowned in tears e col capo velato:

[…]/An angel throng, bewinged, bedight/In veils, and drowned in tears/ Sit in a theatre […]

Sulla scena dei mimi che hanno l’aspetto di Dio si agitano insensatamente, tirati come marionette da fili invisibili. È una vicenda piena di pazzia, di peccato e di orrore, finché fa la sua comparsa una forma strisciante, rosso-sangue, che, contorcendosi orribilmente, fa dei mimi il suo pasto. Allo spettacolo delle sue zanne insanguinate i serafini singhiozzano:

[…]/And seraph sob at vermin fangs/In human gore imbued./[…]

Scende il sipario, e – pallido e angosciato – l’angelico auditorio afferma che il titolo della tragedia è “Uomo”, e che il suo eroe è il Verme Conquistatore3.

In questo componimento “a cornice”, che vede al centro della finzione teatrale i mimi e il Verme, gli angeli sono i protagonisti della situazione esterna, nel ruolo di commossi spettatori. Risorsa frequente dell’ars rhetorica di Poe, essi sono qui una metafora più che mai efficace. Solo da un tale pubblico, che la guarda da un punto di vista totalmente altro, la vicenda umana può essere colta nella sua cruda essenza; e l’intensità della commozione provocata dalla tragica sorte dei mimi in un tale pubblico – angelic though it be – dà la misura del suo ultraterreno orrore. «Not unfrequently we task our imagination in picturing the capacities of an angel», dichiara esplicitamente l’autore4.

Nel febbraio del 1845 il testo è inserito da Poe in un racconto già pubblicato nel ’32, “Ligeia”, la storia di una donna che riesce a tornare dall’Oltretomba grazie alla forza della propria volontà (e alle proprie conoscenze esoteriche); una tra le migliori short stories raccolte in Tales of the Grotesque and Arabesque e, sicuramente, una delle più originali storie di revenants mai scritte5. Qui “The Conqueor Worm” è presentato come il frutto delle amare riflessioni della protagonista prossima alla morte: sono i versi che ella fa leggere al marito pochi minuti prima di spirare, protestando veementemente contro il loro significato. Attribuita alla penna di una coltissima occultista tedesca, cui certo non erano ignote le sedute medianiche di John Dee, le speculazioni angelologiche rosacruciane e le visioni di Swedenborg6, nel contesto di questo racconto la poesia diventa qualcosa di diverso da una semplice variazione gotica sul tema della vanità della vita, e la sentenza di Joseph Glanvill che fa da epigrafe alla novella e le fornisce il tema, immerge la folla degli angeli in lacrime in una atmosfera inquietante:

And the will therein lieth, which dieth not. Who knoweth the mysteries of the will, with its vigor? For God is but a great will pervading all things by nature of its intentness, Man doth not yield himself to the angels, nor unto death utterly, save only through the weakness of his feeble will.

La fonte di questa sentenza non è stata individuata, e si è arrivati a sospettare che sia falsa7. Ma è probabile che il filosofo latitudariano del XVII secolo fosse davvero noto a Poe, in quanto ispiratore degli scritti di Cotton Mather volti a giustificare i processi di Salem8. Forse si tratta di una citazione a memoria, o di una citazione tratta da un’epitome o da un commento. In ogni caso, il riferimento alla volontà di dio (intesa come un’energia) potrebbe rimandare al saggio di Glanvill The Agreement of Reason and Religion9 o meglio ancora al trattato The Immortality of the Soul, so farre forth as it is demonstrable from the Knowledge of Nature and the Light of Reason (1659) del suo amico Henry More. In questi scritti, però, gli angeli sono menzionati solo occasionalmente. Se ne parla invece diffusamente in un’influentissima opera intesa a rintuzzare lo scetticismo verso le scritture dimostrando la realtà delle manifestazioni angeliche, Saducismus triumphatus:or, Full and Plain evidence concerning witches and apparition (1681), composta da Glanvill ma edita ed ampliata da More.

The Conqueror Worm
“Le Ver Vainqueur”, 1900. Illustrazione per “The Conqueror Worm” di František Kupka (1871 – 1957). Gesso e inchiostro su carta, 29 × 20 cm.

Dalla lettura di quest’ultimo testo (sia esso o meno la fonte della sentenza) sembra abbastanza chiaro che parlando di “resa dell’uomo agli angeli” in relazione alla debolezza del volere umano i due autori intendano riferirsi all’opera di seduzione operata dagli Evil Angels ai danni dell’umanità, origine della dilagante stregoneria10. Ma il creatore di “Ligeia”, fuorviato dall’accostamento degli angeli alla Morte – l’altra grande nemica del genere umano – , dà alla frase un’altra interpretazione. «I saw that she must die – and I struggled desperately in spirit with the grim Azrael», dichiara la voce narrante della novella11. Azrael è l’angelo della morte dell’Islam e di alcune tradizioni rabbiniche. Dotato di dodici ali e quattro volti, con il corpo ricoperto di occhi e di lingue, conosce il destino di tutti i mortali e dalla sua spada cola la goccia di bile che uccide i predestinati12. Ai suoi ordini obbedisce un’intera legione di angeli13, ed è contro di loro che, evidentemente, il lettore è invitato ad immaginare debba essere esercitata la straordinaria volontà di Lady Ligeia. Poe, con il suo gusto per l’esotismo, riprende il nome Azrael dal Corano, ma l’aggettivo con cui lo accompagna palesa che nella sua immaginazione l’angelo datore di morte ha i tratti del grim reaper divenuto familiare all’immaginario occidentale con la peste nera del XIV secolo: una figura scheletrica incappucciata che regge un’enorme falce.

Alla luce di questa quasi certamente errata interpretazione dell’asserzione di Glanvill (senza la quale – invero – la storia perderebbe un po’ del suo pathos), gli angeli singhiozzanti cessano di essere soltanto gli spettatori di un dramma ad essi completamente estraneo. I loro sono gli stessi tearful eyes con cui il Reaper di Longfellow (anch’egli un angelo!) fissa i fiori che ha appena reciso14, e dietro alla loro commozione c’è la consapevolezza di una responsabilità antica. Come si legge nel libro della Genesi, è infatti la spada fiammeggiante dei cherubini che impedisce all’uomo di accostarsi all’albero della vita. Sono angeli dal volto severo – come nell’affresco di Masaccio15 – che lo condannano ad essere il pasto del più orribile dei predatori:

Eiecitque hominem et collocavit ad orientem paradisi Eden cherubim et flammeum gladium atque versatilem ad custodiendam viam ligni vitae.16

Piangono gli angeli di Poe, piange l’angelo di Longfellow. Ma mentre i fiori tagliati dal Mietitore vanno in paradiso, il destino delle vittime di Azrael è una sorta d’inferno materialista. La situazione che traspare dalla versione definitiva di “Ligeia” si mostra come la cinica parodia del mistico bozzetto tratteggiato in “The Reaper and the Flowers”. Probabilmente è solo una coincidenza, ma è suggestivo inquadrare questa contrapposizione all’interno della “Longfellow War”, la dura polemica condotta da Poe contro il più grande dei poeti statunitensi proprio negli stessi mesi in cui “The Conqueor Worm” veniva inserito in “Ligeia”17. Avendo, già in origine, una componente satirica anti-romantica e anti-trascendentalista18, la novella ben si prestava per un attacco alle convinzioni artistiche e spirituali di Longfellow, e introdurre gli innocenti angeli piangenti del “Conqueor Worm” in un racconto nel quale i “primi creati” venivano considerati antagonisti dell’uomo permetteva di proiettare una luce sinistra sulle loro lacrime, in ironico contrappunto alla ottimistica visione della vita dell’American Transcendentalism19.

Nell’immaginario tormentato di Edgar Allan Poe gli abitanti dei Cieli sono entità ambigue, la cui benevolenza non deve essere data per scontata. Come viene giudiziosamente sottolineato in un breve saggio dal titolo Poe’s Angels – che stranamente non fa alcun riferimento né a “The Conqueor Worm” né a “Ligeia” – gli angeli costituiscono per lo scrittore di Boston un simbolo poetico pieno di tensione, di quella tensione irrisolta che costituisce l’anima stessa della sua poesia. Apparentemente conformi alla loro rappresentazione tradizionale, essi se ne allontanano talvolta in modo radicale e disturbante20.

Good angels si librano su “le vallate più verdi”, ma, ad infestare “le strade oscure e solitarie”, ci sono anche ill angels21.

– L’articolo riprende l’argomento di una relazione presentata al seminario “Tra la luce e le tenebre. Angeli e Demoni nell’Horror, nella Fantascienza e nel Fantasy” (Genzano di Roma, 23-25 luglio 2020).

Bibliografia

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  • Bonaparte, M. The Life and Works of Edgar Allan Poe: A Psycho-Analytical Interpretation, London, Imago Press, 1949
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  • Wagenknecht, E. Henry Wadsworth Longfellow: Portrait of an American Humanist, New York, Oxford University Press, 1966
  • Zanger, J. Poe and the Theme of Forbidden Knowledge, «American Literature» 49 (1978), pp. 534–35

Note

1 Sulla vita e la creatività di E.A. Poe, v. Quinn 1988 e l’ancora prezioso Bonaparte 1949. Per un primo approccio alla sua vasta opera, un’utile risorsa è costituita da Sova 2007. Circa “The Conqueor Worm” v. Lubbers 1967 e Tritt 1976.

2 Il corpo come cibo del verme (cfr. Romeo and Juliet, III 1, 112; Sonnet VI, v.14); il mondo come teatro (cfr. As You Like It, II 5, 139); la vanità della vita (cfr. Macbeth V 5, 24-28).

3 Lo! ’t is a gala night /Within the lonesome latter years!/An angel throng, bewinged, bedight /In veils, and drowned in tears,/Sit in a theatre, to see /A play of hopes and fears,/While the orchestra breathes fitfully/The music of the spheres. // Mimes, in the form of God on high,/Mutter and mumble low,/And hither and thither fly—/Mere puppets they, who come and go/At bidding of vast formless things/That shift the scenery to and fro,/Flapping from out their Condor wings /Invisible Wo! // That motley drama—oh, be sure/It shall not be forgot!/With its Phantom chased for evermore/By a crowd that seize it not,/Through a circle that ever returneth in/To the self-same spot,/And much of Madness, and more of Sin,/And Horror the soul of the plot.// But see, amid the mimic rout,/A crawling shape intrude!/A blood-red thing that writhes from out/The scenic solitude!/It writhes!—it writhes!—with mortal pangs/The mimes become its food,/And seraphs sob at vermin fangs /In human gore imbued.// Out—out are the lights—out all!/And, over each quivering form,/The curtain, a funeral pall,/Comes down with the rush of a storm,/While the angels, all pallid and wan,/Uprising, unveiling, affirm/That the play is the tragedy, “Man,”/And its hero, the Conqueror Worm.

4 “Eureka”, in Edgar Allan Poe Complete Tales and Poems, Fall River Press, New York, 2012, p. 853. Nel paragrafo Poe fa appunto riferimento alla reazione che le inconcepibili dimensioni del pianeta Giove desterebbero in un angelo angelic though it be. Sul “poema in prosa” Eureka, v. Cantalupo 1996.

5 Tra i moltissimi studi critici sulla novella, cfr. Basler 1967; Holland-Toll 1997; La Cassagnere 2002; Carter 2003.

6 «… the learnig of Ligeia: it was immense…»: “Ligeia” in Edgar Allan Poe Complete Tales and Poems, cit., p. 259.

7 Cfr. Hoffman 1972, p.248.

8 Cotton Mather, The Wonders of the Invisible World. Observations As well Historical as Theological, upon the Nature, the Number, and the Operations of the Devils (1693).

9 In “Essays on Several Important Subjects” in Philosophy and Religion (1676).

10 Cfr. Saducismus triumphatus, p. 291 (III ed.: London, 1700).

11 “Ligeia”, in Edgar Allan Poe Complete Tales and Poems, p. 260. Azrael è citato anche in “Mesmeric Revelation”, in Edgar Allan Poe Complete Tales and Poems, p. 635.

12 Cfr. Bender 1894; Burge 2015, pp.132-143.

13 Corano, sura LXXIX (An – Nâzi’ât).

14 Henry Wadsworth Longfellow, “The Reaper and the Flowers” (1839): «There is a Reaper, whose name is Death,/ And, with his sickle keen,/He reaps the bearded grain at a breath,/And the flowers that grow between. […] He gazed at the flowers with tearful eyes,/He kissed their drooping leaves;/ It was for the Lord of Paradise/ He bound them in his sheaves. […]They shall all bloom in fields of light,/ Transplanted by my care,/ And saints, upon their garments white,/ These sacred blossoms wear[…]Oh, not in cruelty, not in wrath,/
The Reaper came that day;/’T was an angel visited the green earth,/And took the flowers away
». Sulla vita e il pensiero di H.W.Longfellow v. Wagenknecht 1966.

15 La cacciata di Adamo ed Eva dal giardino dell’Eden, nella Cappella Brancacci della chiesa di S.Maria del Carmine di Firenze.

16 Scacciò l’uomo e pose ad oriente del giardino di Eden i cherubini e la fiamma della spada folgorante, per custodire la via all’albero della vita (Gen. 3, 24). Malgrado il luogo comune del suo ateismo (che molto deve a Strong 1916), Poe era tutt’altro che irreligioso, e possedeva una buona conoscenza dall’Antico Testamento, cfr. Smith 1920.

17 I testi di Poe relativi a questa polemica sono raccolti in Harrison1902. Sull’argomento v. Silverman1991, pp. 235-258.

18 Cfr. Griffith 1954, p.16 e Thompson 1973, p.104.

19 Circa il Trascendentalismo americano v. Gura 2007. La definizione degli angeli come i “primi creati” risale al Cristianesimo primitivo (cfr., ad es., Il pastore di Erma, Vis. III 2,4; 4,1).

20 Huttar 1989. Cfr. anche Tate 1952.

21 Cfr. E.A. Poe, “The Haunted Palace”, vv. 1-2; “Dream-Land”, vv. 1-2; 51-51. In “Annabel Lee”, “the winged seraph of Heaven” sono addirittura mossi da invidia omicida.

Informazioni su Ubaldo Lugli 1 Articolo
Sono uno studioso di religioni antiche, da sempre appassionato di letteratura fantastica. Come Borges, ritengo che tra le due categorie culturali ci sia un legame profondo, ma, diversamente da lui, penso che sia il Fantastico ad essere una sottocategoria della Religione, e non il contrario.

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