Berenice – Recensione

Berenice è un racconto agghiacciante. Poe, in una lunga esposizione sulla malattia del protagonista, presenta al lettore un orrore che cresce pian piano, ma latente, fino a esplodere, in tutta la sua mostruosità, nel tragico finale.

Non si identifica nella storia una precisa ambientazione, né temporale né geografica. Anzi, geografica sì, visto l’accenno ai boschetti di Arnheim (Olanda), località che Poe riprenderà più tardi nel racconto Le terre di Arnheim.

La storia, qui, è narrata in prima persona, dal protagonista stesso, che dice di chiamarsi Egaeus. Il tema del racconto è l’amore che si trasforma in ossessione. Da un amore fraterno, fra cugini, si passa a un amore di tipo carnale, che dovrà sfociare in un matrimonio. Ma quest’amore, a causa del male, che trasfigura l’oggetto amato, che deteriora la bellezza e la giovinezza di Berenice, diviene fissazione, morboso interesse per l’unico dettaglio che il male non ha intaccato.

In questo racconto trovano posto tanti elementi presenti nelle opere di Poe: la morte, il sepolcro, le atmosfere cupe e malinconiche delle grandi case, la figura femminile che perde la sua bellezza, il mistero sotto forma di azioni compiute senza il pieno possesso delle proprie facoltà.

Una storia ben riuscita, in cui Poe ha saputo portare il lettore verso l’orrore conclusivo, lasciandolo stupefatto, sconvolto, senza parole.

  • Titolo originale: Berenice
  • Prima pubblicazione: marzo 1835 sul Southern Literary Messenger

Berenice come storia probabile

L’orrore descritto da Poe nel racconto Berenice non ha nulla di soprannaturale. Non vi sono elementi del fantastico, non c’è mistero.

C’è solo il male, e la follia conseguente, a tessere la vita del protagonista e la sorte di Berenice.

Una storia densa di dolore e orrore, di finale consapevolezza che trascina il protagonista nella mostruosa e raccapricciante verità. Berenice è una storia terribilmente probabile.

Daniele Imperi 693 Articoli
Scrivo testi per il web e correggo bozze di manoscritti. Scrivo anche sul mio blog «Penna blu» e sull’aerosito ufficiale di F.T. Marinetti.

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