Circolava voce che Edgar Allan Poe avesse conosciuto di persona lo scrittore francese Alexandre Dumas. Fu lo stesso Dumas ad asserirlo: secondo la sua testimonianza, Dumas ospitò Poe in casa sua a Parigi nel 1832.
Questa storia nacque nel 1929, quando un certo Gabriel Wells annunciò al mondo intero di aver trovato, durante un suo recente viaggio in Europa, un manoscritto autografo di Dumas, databile intorno al 1832, in cui parlava di un giovane ospite in casa propria, chiamato Edgar Allan Poe.
In quell’anno Dumas è davvero a Parigi: vi arrivò nel 1823 per sfuggire alla povertà. In quello stesso anno conobbe uno scrittore, ma fu François-René de Chateaubriand, durante il suo primo viaggio all’estero in Svizzera.
Dumas comunque sostenne di aver ospitato Poe, che usò la casa come fosse sua e usciva di notte come il suo personaggio Dupin. Queste furono le parole di Dumas:
Era circa l’anno 1832. Un giorno un giovane americano si presentò in casa mia, introdotto da un suo connazionale, il famoso romanziere Fenimore Cooper.
Inutile dire che l’accolsi a braccia aperte.
Il suo nome era Edgar Poe.
Dumas disse di essersi accorto fin da subito di aver a che fare con un uomo straordinario per le osservazioni che fece sulla mobilia e sugli altri oggetti della casa. Nel primo giorno della loro conoscenza Dumas gli offrì la propria amicizia, chiedendo a Poe di fare altrettanto, e sostenne che lo scrittore americano dimostrò la stessa simpatia che egli sentiva per lui. Gli tese la mano e in quel momento la loro intesa fu istantanea. Dumas gli offrì due stanze della propria casa per il suo soggiorno a Parigi.
Parlò della estrema passione di Poe per la notte, tanto che durante il giorno – disse il francese – chiudeva ermeticamente le finestre e accendeva due candele. In quella pallida luminosità egli lavorava o leggeva o lasciava vagare i propri pensieri nelle inconsistenti regioni dei sogni a occhi aperti.
Appena tornavano le tenebre – continuò Dumas – Poe veniva da lui, chiedendogli di accompagnarlo nelle sue passeggiate notturne o, se Dumas non era lì, uscendo da solo nella notte.
Quest’ultima parte è molto simile alla descrizione di Dupin nel racconto “I delitti della Rue Morgue”, anche se il racconto fu pubblicato la prima volta nel «Graham’s Lady’s and Gentleman’s Magazine» nel dicembre 1841.
Dumas asserì che Poe accettò la sua offerta di occupare le due stanze, poiché la sua rendita ammontava a soli 300 franchi al mese, maturati grazie a un certo M. Lafite (finanziere e architetto francese).
In un solo caso Poe meditò di giungere a Parigi, quando in una lettera, alla fine della sua carriera militare, chiese di poter incontrare il Marchese de La Fayette per entrare nell’esercito polacco.
Ma nel 1832 Poe era a Baltimora. Viveva con sua zia Maria Clemm a Wilks Street. Quell’anno Poe ottenne diverse pubblicazioni dal giornale «Saturday Courier» di Filadelfia:
- “Metzengerstein” il 14 gennaio
- “The Duke de L’Omelette” il 3 marzo
- “A Tale of Jerusalem” il 9 giugno
- “A Decided Loss” (poi intitolato “Loss of Breath”) il 10 novembre
- “The Bargain Lost” (una bozza di “Bon-Bon”) l’1 dicembre
Nell’estate di quell’anno Poe ha una storia romantica con Mary Starr (che chiamò Baltimore Mary), anche se lei stessa non era sicura se fosse nel 1835 o nel 1832. A lei Poe dedicò la poesia “To Mary Starr”, non più reperibile.
Forse nel 1831 o 1832 Poe visitò la sua vecchia casa a Richmond, ma non c’è alcuna prova certa che lo confermi.
Dunque Edgar Allan Poe non s’è mai recato a Parigi, anche perché un viaggio del genere avrebbe richiesto parecchio tempo e denaro (che Poe non aveva). La storia fu del tutto inventata da Alexandre Dumas.
Fonti
- “Poe and Dumas; Or, the Forgery That Dare Not Speak Its Name” nel blog «World of Poe»
- Poetry Is The Science of Reason: Poe’s Conception of Poetry di Lyndon LaRouche e W. Allen Salisbury
- “Edgar Allan Poe: The Lost Soul of America” di Allen Salisbury
Ciao Daniele, non c’è che dire, Dumas aveva una straordinaria fantasia.
Eh, già, ma alla fine la verità viene a galla 😀
Ho passato mezzo pomeriggio a cercare di contraddire le tue deduzioni, ma piu’ di un vago “non si sa molto del periodo che va dal ’27 al ’32” non ho trovato.
Eppure a me piace piu’ vedere Poe a chiacchierare con Dumas dei casi di cronaca nera, o a leggere insieme Le memorie di Peucault da cui uno ricava la storia del Montecristo e l’altro l’idea del barile di Amontillado, o ancora a vederli passeggiare davanti alla Gioconda, mentre POe immagina lo sguardo seducente della MonnaLisa sul Ritratto ovale del suo racconto gotico. Che ci posso fare? Io adoro quel millantatore di Dumas e gli perdono volentieri il piccolo inganno.
😀
Ecco la Nani anche qui 🙂
Non si sa molto su Poe dal ’27 al ’32, dici?
Comunque sì, gli si può perdonare, anche perché credo sapesse bene che prima o poi si sarebbe scoperto l’inganno.
Be’, mi hai tirato in ballo Poe e Dumas insieme, smentendo le mie più rosee fantasie sulla loro conoscenza, posso starmene zitta zitta? 😀
Io, al tempo del vecchio blog, trovai qualcosa su affiliazioni massoniche che portano i due in contatto e lettere spedite al fratello dalla Russia, se non sbaglio. Ma onestamente dovrei cercarmi la fonte, e adesso non ho molto tempo. Senza contare che, se Poe fosse stato massone davvero, avrebbe fatto una grande carriera e sicuramente non sarebbe morto di fame, o quasi. Pero’ questo spiegherebbe il finanziamento del viaggio in Europa… 🙂
E adesso rimetto in gabbia la fantasia, altrimenti arrivo a cospirazioni di amanti e madri di collegiali e a chissà cos’altro. 😀
Mai sentita questa storia… ma il fratello di chi? Di Poe?
“Lo sguardo seducente della Monnalisa”? ma parliamo di Edgar Allan Poe o di uno scrittorucolo che immagina “sguardi seducenti”? perdonatemi, ma credo che Nani conosca Poe quanto io conosco il gaelico! Comunque non sarebbe un semplice incontro fra scrittori. Dumas, a Napoli al seguito di Garibaldi, aveva spacciato per suo Gli assassinii della Rue Morgue, chiamandolo “Assassinio in Rue Saint Roch” e sostenendo che Poe gli avesse rubato l’idea per scrivere il suo racconto! Per questo motivo asseriva che Poe fosse vissuto in casa sua: il personaggio di Dupin, nel racconto di Dumas è Poe stesso… Siccome il nostro Dumas aveva il vizio di farsi scrivere le opere da scrittori geniali ma squattrinati, non è difficile immaginarlo mentre scopiazza senza scrupoli il racconto di Poe (Dumas, quando scrive qualcosa, ha stile prolisso e ampolloso: non sarebbe riuscito a incollare i lettori alle pagine di un racconto come faceva Poe). Dunque ha inventato la visita di Poe per portare acqua al suo mulino. Poe aveva pubblicato Gli assassinii della Rue Morgue almeno 15 prima della versione di Dumas e, oltretutto, erano seguiti Il mistero di Marie Roget e La lettera rubata. ma era morto da tempo e non avrebbe potuto smentire l’incontro raccontato da Dumas.
Alessandra, forse hai frainteso il commento di Nani 🙂
Della probabile copia di Dumas avevo letto qualcosa, ma voglio cercare altre informazioni, soprattutto in inglese.
Poi sì, Poe sarà stato massone e lo penso anch’io: suo nonno era generale al servizio di George Washington, Poe si mette spesso in posa massonica (la famosa mano nel panciotto di Napoleone pare indichi l’appartenenza alla Massoneria), ma Poe si prende gioco dei massoni nel Barile di Amontillado. Svelare i segreti della Massoneria o offenderla, come Poe fece nel suo racconto, significava essere cacciati e dunque perseguitati! Ecco perché lui, nonostante la sua genialità, restava spesso senza lavoro, era povero e la sua memoria è stata vergognosamente offesa da Rufus Griswold dopo la morte!
Non ci sono comunque prove sulla sua appartenenza alla Massoneria né che non trovasse lavoro per via di quel racconto.
Infatti, se davvero era massone, io credo ne sia uscito molto presto, e per questo, poi, non abbia fatto carriera.
Comunque ciao, Alessandra 🙂 Non ti arrabbiare, siamo sulla stessa barca, anche a me piace parecchio Poe e lo considero un maestro. Ma non sottovalutare Dumas, che non può essere definito semplicemente un “copione”. So bene che aveva tutta una squadra di “negri” (li chiamavano cosi’, i compilatori delle opere d’altri) alle sue spalle, primo tra tutti Maquet, che ricercava, scriveva e probabilmente sistemava la trama quando zoppicante, ma era lui, Dumas, che editava e direzionava e rendeva il lavoro geniale. Ho letto anche Maquet autore unico, e devo dire che la mano del maestro (Dumas) fa sentire parecchio la differenza.
Per quel che riguarda Poe, mi sono andata a rileggere i post che ci avevo scritto sopra nel mio ex blog (posso fare pubblicità? La botola segreta sotto il sofà 🙂 ) e lo sai che ho trovato cose che mi ero dimenticata di aver saputo? 😀
Prima tra tutti, la struttura della via Morgue (scusa se abbrevio): il narratore e’ il tizio che incontra il famoso Dupin. E, dopo aver spiegato velocemente in cosa consista il metodo analitico, ci descrive l’incontro col geniale Dupin: “il personaggio che parla in prima persona si trovava per caso a Parigi tra la primavera e l’estate di un certo anno 18… e che incontra un buffo francese, caduto in disgrazia, senza famiglia, che gli racconta ogni particolare della sua storia “con quel candore al quale si abbandonano i francesi quando parlano di se stessi”. L’ho ripreso pari pari dal blog, scusa la pigrizia. Appena lo lessi, all’epoca, mi dissi: Cavoli! Ma questo e’ Dumas!
Ma te lo concedo, sai quanti bonari fanfaroni senza una lira ci saranno stati, in Francia? Era semplice immaginarseli cosi’, la classe altolocata in decadenza. Anche perché Dumas una famiglia ce l’aveva, e se non proprio quella, di amici ne aveva anche troppi.
Ma, sorvolando su questo, che può essere, appunto, invenzione narrativa, vorrei perorare la causa della mia Mona Lisa. Ricordo di aver letto Il ritratto ovale prima di venire a sapere della presunta visita di Poe a Parigi. E adesso cito dal racconto, perché altrimenti non si capisce: “Avevo scoperto che l’arcana magia del dipinto stava nell’espressione così vivida, così perfettamente conforme alla vita stessa che mi lasciò dapprima sbalordito e infine confuso, soggiogato, sgomento”.
Io non so se tu abbia mai visto la Mona Lisa dal vivo. Io si’, e il gioco di sguardi che quella tela ha con lo spettatore, appena questi muove un passo in una direzione o nell’altra, da’ la stessa impressione che descrive Poe. Sembra viva, sembra sorriderti, a tratti malinconica, a tratti maliziosa. E ti seduce, non c’è che dire, eccita l’immaginazione, e ti lascia perplesso. Si offre come ottimo spunto narrativo, se vogliamo dirla tutta, proprio del genere che farebbe scrivere un racconto come il Ritratto ovale. Per questo parlo di fascinazione.
Altro appunto e poi chiudo, altrimenti intaso tutto. 😀
Il barile di Amontillado. Dumas padre, per scrivere il suo Montecristo, ha attinto ad ampie mani alle Memoires del commissario della polizia Peuchet. Io mi sono cercata le Memoires, all’epoca, e me le sono lette, per vedere quanto Dumas avesse preso dalla cronaca vera (tantissimo!). Ad un certo punto in uno dei casi, compare un uomo murato vivo da una sorta di banda brigantesca, in una specie di scantinato di un palazzo all’apparenza abbandonato. E anche li’, dopo aver raccolto tutti gli altri frammenti, uno si lascia forse andare un pochino, e si chiede: e se Poe avesse letto anche lui quelle Memoires, tanto per passare il tempo, e fosse stato catturato dal dettaglio tanto da riutilizzarlo, anni dopo, proprio nel racconto che svergogna la massoneria? Certo, uno dovrebbe andare a vedere quanto il topos del murato vivo sia presente in quel tempo nell’immaginario collettivo, prima di poter ricollegare con un minimo di serietà le due cose, ma perdonami se mi fermo qui e non indago. Purtroppo ho altre priorità che non mi permettono di dilungarmi su queste cose, nonostante mi affascinino parecchio. E poi sono sicura che ci penserà Daniele, prima o poi. 😉
Per finire, naturalmente io non ho prove di una loro conoscenza, non ho nemmeno l’intenzione di andarmele a cercare per il momento, anche se discussioni come queste mi fanno formicolare le dita e venir voglia di scriverci magari un paio di racconti a mia volta.
Ma, a essere onesta, come dicevo prima, preferisco vedermi un Poe in giro a far conoscenze interessanti per l’Europa, piuttosto che a scommettersi l’anima in qualche scuola militare. E tu?
Grazie, comunque, per la chiacchierata. E’ sempre un piacere confrontarsi sulla letteratura e quello che vi gira intorno. 🙂